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  • Crotonemania: 'e quindi uscimmo a riveder le stelle'
Crotonemania: 'e quindi uscimmo a riveder le stelle'

Crotonemania: 'e quindi uscimmo a riveder le stelle'

  • Michele Santoro
So di essere di media statura, ma non vedo giganti intorno a me”. Questa fu la reazione, come sempre pacata ed enigmatica, di Giulio Andreotti alla vigilia delle elezioni del Presidente della Repubblica nel maggio del 1992, una volta venuto a conoscenza dell’intenzione dei fedelissimi della sua corrente di “lavorare” tra i banchi del Parlamento per favorire una sua salita al Quirinale. Una sensazione che dopo la vittoria di sabato contro il Pescara, forse, pervade anche il Crotone. 11 sconfitte in 16 partite, 30 gol al passivo e nonostante tutto c’è chi ha fatto peggio; allora perché non coltivare segretamente, proprio come il “Divo Giulio”, una speranza di successo? Mai come quest’anno il divario tra chi resterà in A e chi dovrà lottare per restarci sembra essere segnato: quattro squadre racchiuse in 5 punti (Empoli, Crotone, Pescara e Palermo) poi il vuoto, con Bologna e Sassuolo destinate a fare un altro tipo di campionato. Dodici mesi fa, allo stesso punto del torneo, solo l’Hellas Verona poteva dirsi già spacciato, mentre le sabbie mobili della salvezza vedevano impantanate almeno altre sette formazioni. Ai pitagorici, più di ogni altra cosa, servirà la “testa”, non solo per colpire l’avversario come successo contro il Pescara, ma da usare nei momenti clou delle gare e nel resto della stagione. Perché l’agognato traguardo sarà una lunga e tesa guerra di nervi, peggio di un duello a scacchi tra Fischer e Spasskij.  

Per capire però se i crotonesi abbiano o meno superato il “complesso della zona Cesarini” (forse sarebbe meglio ribattezzarla Sergio Ramos) bisognerà aspettare ancora qualche tempo visto il ripresentarsi del black out, questa volta solo parziale, anche contro gli abruzzesi. La certezza, almeno a livello tattico, è che la squadra e l’allenatore hanno finalmente trovato la quadra: il 4-3-3, così com’è interpretato, dà solidità e sicurezza a tutti i reparti, in più il grande lavoro di copertura fatto da Palladino e Trotta in fase di non possesso comincia a dare i suoi frutti. Merito va dato anche a giovani come Capezzi e Barberis, sempre più a loro agio in massima serie, e alla ritrovata cattiveria agonistica di Ferrari, Ceccherini e Rohden che stanno finalmente acquisendo la mentalità giusta per cercare di competere a certi livelli. Infine, una statua a Cordaz che ormai si è specializzato nel togliere le castagne dal fuoco. La domanda ora è solo una: quanto durerà tutto questo? Da qui alla pausa natalizia c’è solo l’Udinese, dato che la gara del 22 dicembre contro la Juve è stata spostata al 18 gennaio per l’impegno dei piemontesi in SuperCoppa Italiana; un bene, o forse no, ma quello contro i bianconeri friulani resta, tra i due, l’incrocio più abbordabile. Tornare dal Friuli con tre punti sarebbe proprio una bella favola, una bella favola di Natale. 

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