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  • Crotonemania: lo 'Scida' e la pezza del Comune

    Crotonemania: lo 'Scida' e la pezza del Comune

    • Michele Santoro
    La gara amichevole dal sapor di Champions contro l’Atletico Madrid ha lasciato solo ottime impressioni in casa rossoblù. Nonostante il palese divario tecnico e fisico i pitagorici non hanno mai abbassato la guardia rendendosi, in più di un’occasione, pericolosi in area dei colchoneros. L’unica cosa che ancora una volta è mancata alla squadra è stato l’apporto della sua città: sia chiaro, non del popolo crotonese, accorso numeroso al “San Vito” di Cosenza, ma delle sue istituzioni. La questione stadio si è trascinata troppo a lungo registrando il trasversale disinteresse di tutti gli apparati amministrativi, anche della Regione, colpevole di non riuscire a captare la risonanza che la Serie A darà a tutta la Calabria. Il campionato si giocherà allo “Scida” già dal prossimo 18 settembre, dalla gara contro il Palermo, lo hanno annunciato con convinzione sia il sindaco Ugo Pugliese che il presidente Raffaele Vrenna. Nonostante ciò c’è davvero ben poco da gioire. È fatto salvo il sacrosanto diritto di vedere il Crotone a Crotone, certo, ma l’installazione di strutture semi removibili con cui si vuole raggiungere l’omologazione minima di 11.000 posti sa tanto di “soluzione all’italiana”. Della struttura da 20.000 seggiolini, paventata a promozione acquisita, restano solo gli echi della passata campagna elettorale e i video su YouTube.

    Il ritardo con cui si è mossa l’amministrazione comunale non può essere imputabile solamente al cambio di guardia municipale e all’insediamento della nuova giunta. Una società che ha militato per sei stagioni consecutive in cadetteria, e prima per altre cinque intervallate da parentesi in C, esigeva un impianto all’altezza delle sue prestazioni sportive, a prescindere dagli obiettivi stagionali e dall’imprevedibile promozione in serie A dello scorso anno. Forse scaramanzia, chissà. Non meravigliamoci però, lo “Scida” è solo una delle tante crepe dell’insanabile emergenza infrastrutturale crotonese: fortuna che lo stadio ha potuto beneficiare dell’effetto salvifico della A altrimenti la fine non sarebbe stata diversa da quella dell’aeroporto, perennemente a rischio chiusura, della ferrovia, inesistente salvo alcune tratte, dell’ospedale, carente in servizi e spazi, o della statale 106, non a caso ribattezzata “strada della morte”.

    Del domani non c’è certezza e per ora il problema è stato risolto, i campioni della massima categoria calcheranno l’erba dello “Scida” e pazienza se l’ingrato Juric e il suo Genoa eviteranno la bolgia rossoblù affrontando il Crotone a Pescara. Paradossalmente i guai potrebbero sorgere se gli squali dovessero guadagnarsi un’insperata salvezza che costringerebbe, a quel punto, ad ampliare obbligatoriamente l’impianto fino a 16.000 posti, pena trasloco forzato. Quest’ipotesi è così lontana temporalmente e fuori dall’immaginario che chi di dovere può continuare a dormire sonni tranquilli.
     

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