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  • Crotonemania: un rimedio alla Nikefobia

    Crotonemania: un rimedio alla Nikefobia

    • Michele Santoro
    In gergo medico viene chiamata Nikefobia, termine di origine greca con il quale si indica quella patologia che colpisce chi ha “paura di vincere”. Se non altro, ora, conosciamo nome e cognome della malattia di cui è affetto il Crotone e sappiamo anche che manifesta i suoi effetti più dannosi dal 75’ in poi. Non c’è altra spiegazione all’emorragia di punti causata dai finali di gara sciagurati di cui si sono resi protagonisti i pitagorici. Il problema, arrivati a questo punto, non può che essere di natura psicologica: la squadra tiene botta come può per la maggior parte della contesa, poi arriva preciso come un giallo a Rosi il black out che manda al diavolo tutto ciò che di buono si è fatto. Quello contro la Sampdoria è stato il settimo match, su quattordici, in cui si è rivisto il solito, scontato, braccino corto che sta costando ai rossoblù una posizione di classifica più gratificante. Meno male che ci stanno pensando le dirette rivali Empoli, Pescara e Palermo con il loro andamento lento a far suonare meno proibitivo il termine “salvezza”; loro, però, possono appigliarsi ad un turno di campionato che gli ha messo di fronte avversari proibitivi, il Crotone doveva vincere e basta.

    Come uscire da questo “cul-de-sac”? Con un cambiamento di mentalità. Va bene difendersi e ripartire contro squadre di livello tecnico superiore al tuo ma non si può trascurare la fase offensiva, figlia unicamente della verve (finalmente ritrovata) di Palladino e dell’intuito di Falcinelli, che volente o nolente registrerà qualche battuta a vuoto. I rossoblù, al momento, non hanno ancora un’idea di gioco se non quella di fare le barricate; un pericolo, perché se il nemico trova il pertugio giusto ci si infila come è quasi sempre successo in questo torneo. Il problema è riorganizzarsi dopo aver subito il colpo, e anche in questo la banda di Nicola non eccelle: solo in un caso il vantaggio è durato per tutta la gara, l’unica vittoria contro il Chievo, tutte le altre volte i calabresi non hanno saputo proteggere una rete di vantaggio o reagire a una incassata. Numeri che purtroppo inchiodano l’allenatore ma che non fanno, o faranno, cambiare idea alla società, statene certi. Pensare che basterebbe davvero poco per risanare la situazione, poco come quello che si è fatto per abbandonare l’ultimo posto in classifica, seppur in virtù di una migliore differenza reti rispetto al Palermo. Non gridatelo troppo forte che la squadra non è più fanalino di coda, qualcuno potrebbe usarla come scusa.
     

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