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  • Cuba e il nuovo embargo (auto) imposto sui diritti tv del calcio internazionale
Cuba e il nuovo embargo (auto) imposto sui diritti tv del calcio internazionale

Cuba e il nuovo embargo (auto) imposto sui diritti tv del calcio internazionale

  • Pippo Russo
    Pippo Russo
Embargo sul calcio. A Cuba le ristrettezze economiche colpiscono ancora e in modo duro, ma stavolta non c'entrano le pressioni esterne esercitate da potenze straniere né vengono coinvolti i beni di prima necessità. Perché in questo caso la misura è auto-imposta. E perché non riguarda generi di prima necessità, bensì il grande calcio internazionale. Che sparisce dalla programmazione televisiva per impossibilità di acquisirne i diritti.

È quanto si è appreso nella giornata di sabato grazie a un comunicato ufficiale di Tele Rebelde, il canale televisivo fondato nel 1968 e dedicato quasi esclusivamente all'emissione di contenuti sportivi. Un messaggio diffuso attraverso l'account di Facebook ha informato i cubani che, a causa del Covid e dell'ulteriore contrazione delle risorse economiche a disposizione dell'azienda, il broadcasting è costretto a sacrificare le due grandi manifestazioni calcistiche per rappresentative nazionali programmate per il mese di giugno 2021: gli Europei e la Coppa America (https://www.facebook.com/220893218249002/posts/1466157057055939/?d=n). Il motivo della rinuncia è dichiarato in modo esplicito: non c'è il denaro necessario, dunque bisogna fare a meno. Il testo si chiude con le scuse per il fastidio arrecato a telespettatori e appassionati. Che però delle scuse se ne fanno nulla e nel loro piccolo s'incazzano.

Messo in rete alle 0.25 italiane della notte fra venerdì e sabato, il messaggio ha scatenato reazioni piccate, a tratti furiose (https://www.14ymedio.com/deportes/Indignacion-aficionados-Television-Cubana-Eurocopa_0_3098690104.html). Ben 710 commenti al post di Facebook, quasi unanimi nell'esprimere malcontento per la privazione degli appuntamenti così attesi. Ma meritano di essere sottolineati almeno altri due aspetti.

Il primo è una pressione a virare verso il modello di business della pay tv. Molti messaggi insistono su questo punto e chiedono: se Tele Rebelde non può finanziare direttamente l'acquisto dei diritti, perché non lo fa col contributo degli utenti televisivi? Si tratterebbe di compiere un'ulteriore apertura al capitalismo e ai relativi modelli di consumo, sdoganandoli in un campo come quello dello sport che continua a essere fondamentale per la mistica nazionale e la propaganda del modello sociale cubano. Non facile da accettare, come prospettiva.

L'altro aspetto che emerge dai commenti riguarda una situazione paradossale: mentre nelle case dei cubani lo spettacolo del calcio internazionale viene oscurato, negli hotel che ospitano una clientela proveniente da tutto il mondo (e che dunque offrono la programmazione televisiva globale erogata dai satelliti) quello spettacolo viene trasmesso. Una beffa al quadrato, per gli appassionati di calcio dell'isola. Che sono molti più di quanto si presuma, e che nei mesi scorsi hanno dovuto già rinunciare a ampia parte della Champions League.

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