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  • Da Berlusconi e Ibra a Mr. Li e... ancora Ibra: a dieci anni dall'ultimo scudetto, il Milan è pronto a tornare grande
Da Berlusconi e Ibra a Mr. Li e... ancora Ibra: a dieci anni dall'ultimo scudetto, il Milan è pronto a tornare grande

Da Berlusconi e Ibra a Mr. Li e... ancora Ibra: a dieci anni dall'ultimo scudetto, il Milan è pronto a tornare grande

  • Federico Albrizio
Quello che si chiude non è stato un decennio qualunque per il Milan, sono stati i dieci anni probabilmente più delicati per l'era moderna del Diavolo: quelli della rivoluzione. Tre titoli e due cambi di proprietà, con una ricostruzione verso i fasti del passato che sembrava diventata una mission impossibile. E che ora invece torna nei pensieri dei tifosi rossoneri.

L'ULTIMO GRANDE MILAN - Tifosi che negli occhi hanno ancora il 2011, l'ultimo anno del grande Milan di Silvio Berlusconi e Adriano Galliani. L'arrivo di grandi colpi come Ibrahimovic, Boateng e Robinho agli ordini di Allegri, l'ultimo scudetto rossonero seguito in estate dalla Supercoppa italiana vinta contro l'Inter. Il canto del cigno, prima di cedere il passo alla Juventus di Conte e dell'ex Pirlo tra passi falsi e polemiche (chi non ricorda il gol di Muntari a San Siro?) e salutare una generazione che ha scritto la storia al Milan: Inzaghi, Gattuso, Nesta, Seedorf e con loro Zambrotta, ceduti poi anche Ibrahimovic e Thiago Silva. Via tutta la colonna portante della squadra. Sembrava l'inizio di una rivoluzione, con un lungo elenco di allenatori alternatisi in panchina: Seedorf e Inzaghi, Mihajlovic e Brocchi fino a Montella. Ma la rivoluzione effettiva non è mai stata operata fino in fondo, portando a un terzo posto come massimo risultato in campionato e alla Supercoppa italiana nel dicembre del 2016, ultimo trofeo dell'era Berlusconi.

L'ILLUSIONE CINESE - Pochi mesi più tardi infatti, il 13 aprile 2017, la svolta epocale: l'addio di Berlusconi e Galliani. Dopo la trattativa non conclusa con Bee Taechaubol, il cambio di proprietà diventa realtà: il Milan parla cinese, è di Li Yonghong e David Han Li. Un nuovo inizio, con Fassone e Mirabelli a guidare un mercato di colpi ad effetto e Gattuso, subentrato a Montella, a dirigere la squadra. Un'illusione durata poco più di un anno, perché nel luglio del 2018 arriva il nuovo ribaltone che sconvolge il mondo rossonero: il fondo americano Elliott subentra all'inadempiente Li Yonghong e diventa proprietario del club. Scaroni nuovo presidente, poi Leonardo e Gazidis e l'estate seguente Boban e il grande ritorno di Paolo Maldini: una nuova rivoluzione.

LA SVOLTA - Con una differenza, un progetto definito: abbattere i costi, cambiare la politica sul mercato del club puntando su una linea verde. Partendo da difficoltà, come l'esclusione dall'Europa League al termine del 2018/19 per questioni legate al Fair Play Finanziario, e da altre svolte come la separazione da Leonardo prima e Boban poi. E ancora in panchina, con quel Marco Giampaolo scelto al posto di Gattuso per dare gioco ed esonerato dopo la vittoria sul Genoa, con quattro sconfitte all'attivo nelle prime sette giornate. E lì, l'inizio della vera svolta: l'arrivo di Stefano Pioli in panchina, il sonoro 5-0 a Bergamo in casa dell'Atalanta, l'arrivo di Simon Kjaer e il ritorno di Zlatan Ibrahimovic per la sua seconda vita in rossonero. Da lì una crescita costante prima del lockdown, al termine del quale il Milan diventa una vera e propria corazzata: il 4-1 di Lecce del 22 giugno inaugura la striscia ancora aperta di 26 risultati utili consecutivi in Serie A, il 4 luglio arriva contro la Lazio l'attesa vittoria contro una squadra occupante una posizione di classifica migliore, seguita dal 4-2 in rimonta sulla Juve. Solo alcuni numeri ed episodi che raccontano di un nuovo Milan, che non vuole più fermarsi.

IL FUTURO - Un Milan che vuole soprattutto dare continuità alla parola chiave per una svolta attesa ormai da dieci anni: progetto. Lo ha fatto dal punto di vista tecnico confermando nel finale del 2019/20 Pioli quando tutto sembrava ormai fatto per l'arrivo di Ralf Rangnick, lo ha fatto in estate quando ha convinto il 39enne Ibrahimovic a restare con Kjaer per fare da guide esperte a un gruppo giovane, arricchito dall'innesto di Tonali e Hauge per proseguire sulla politica degli investimenti green. Scelte che hanno permesso di superare i preliminari di Europa League e poi accedere ai sedicesimi da primi del girone, di vincere un derby con l'Inter quattro anni dopo l'ultima volta, di restare imbattuti per altre 14 giornate e di concludere il 2020 al primo posto grazie al successo all'ultimo respiro con la Lazio. L'entusiasmo al Milan è alle stelle, la parola scudetto torna ad essere mormorata negli ambienti rossoneri ma Maldini e Pioli predicano calma e guardano concretamente a riportare il Diavolo in Champions (l'ultima volta nel 2013/14). E sono pronti alle prossime mosse per farlo: dal campo, con Pioli chiamato a continuare la gestione dell'emergenza infortuni e a tenere al top della forma l'intero gruppo; al mercato, con la dirigenza al lavoro per dare i ritocchi necessari a continuare a correre (un difensore e un centrocampista su tutti) e per arrivare al rinnovo di pezzi da novanta come Ibra e Calhanoglu. E soprattutto Gianluigi Donnarumma, indubbiamente la più grande scoperta del decennio milanista e a soli 21 anni consacratosi come uno dei migliori portieri in circolazione. Missioni pronte, perché a dieci anni dall'ultimo scudetto e dopo aver vissuto una rivoluzione epocale, il nuovo corso rossonero ha una consapevolezza: c'è un progetto, una strada da seguire per riportare il Milan tra le grandi del calcio.

@Albri_Fede90

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