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  • Da calciatore a bandito, Maiello: 'Giocavo in carcere col Bufalo. Stavo per rapire Zola ma...'

    Da calciatore a bandito, Maiello: 'Giocavo in carcere col Bufalo. Stavo per rapire Zola ma...'

    Rapire Gianfranco Zola. Questo era il piano di Fabrizio Maiello, ex Primavera del Monza che a 17 anni, a causa di un brutto infortunio, decise di trasformare la sua vita di calciatore in quella di bandito. Queste le sue parole a Gianlucadimarzio.com: "Avevo bisogno di trovare qualcosa che sostituisse l'adrenalina che provavo in campo, per questo ho iniziato con la cocaina e le rapine. In carcere mi chiamavano Maradona, col pallone ci sapevo fare. Nel 1994 ero latitante, Zola in quel momento giocava al Parma ed era il giocatore più rappresentativo della società. Ci era venuta questa idea: un rapimento lampo di 24/48 ore per richiedere il riscatto a Tanzi". 

    IL PIANO - "Lo avremmo seguito con due macchine per speronarlo in strada e farlo salire sull'altra vettura. Lo stavamo seguendo quando si è fermato ad un distributore di benzina. Siamo scesi anche noi, volevamo aspettarlo. Gianfranco però ci è venuto incontro, sorrideva e ci ha chiesto se volessimo un autografo. In quel momento ho pensato: 'Ma cosa sto facendo? Ma lasciamo stare'. Abbiamo scambiato due parole, gli ho detto che ero un tifoso del Napoli e gli ho chiesto un autografo. I miei compagni mi dicevano di speronarlo, io non volevo. L'ho seguito per un paio di chilometri, poi ho suonato il clacson: l'ho salutato e l'ho lasciato andare".

    IL BUFALO - "​Nell'OPG di Reggio Emilia, Maiello incontra Marcello Colafigli, detto Marcellone, membro della Banda della Magliana, il Bufalo di Romanzo Criminale: "E’ diventato famoso in seguito per essere diventato il Bufalo del film e della serie tv ma la descrizione fatta di lui in quei contesti è lontana dalla realtà, solo la ricostruzione storica è attendibile. La passione per il calcio. Era molto riservato, è stato sempre da solo in cella. Difficilmente andava giù nei passeggi a parlare con gli atri. Leggeva molto e scriveva. Era però molto appassionato di calcio, aveva delle belle scarpette come le avevo io. Mi ricordo che giocava con gli scaldamuscoli, era uno stopper vecchio stampo, talmente massiccio che lo chiamavamo Marcellone. Abbiamo giocato spesso insieme, io in attacco, lui in difesa".

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