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  • Da Cuper-Ronaldo fino ad Allegri-Bonucci, gli scontri che segnano l'addio

    Da Cuper-Ronaldo fino ad Allegri-Bonucci, gli scontri che segnano l'addio

    • Antonio Martines
    Brutto affare quando in una grande squadra l'allenatore entra in rotta di collisione con un grande giocatore, perché immancabilmente uno dei due è costretto a fare le valigie. Quella tra Allegri e Bonucci è stata solo l'ennesima “storia d'amore” finita male.

    SACCHI E VAN BASTEN - In principio ci fu lo scontro tra Sacchi e Van Basten, forse il più clamoroso, perché nacque da una semplice intervista lasciata dal fuoriclasse olandese, in cui spiegava quale era la sua visione di calcio, apriti cielo...il giorno dopo i giornali sparano “Van Basten contro Sacchi” e da li si innescò una serie di dispetti che portarono Van Basten ad entrare in una piccola crisi di rendimento personale (niente di che) e il tecnico di Fusignano a decidere di alzare i tacchi alla fine della stagione, dopo un'annata caratterizzata da uno scudetto perso contro la Samp e soprattutto oscurata dal black-out (in tutti i sensi) del Velodrome di Marsiglia. Berlusconi disse che non fu lui a cacciare Sacchi, ma che tra i due avrebbe comunque preferito tenere Van Basten.

    LIPPI E BAGGIO - Il secondo caso storico fu quello che si venne a creare tra Lippi e Baggio. Qui la storia fu molto diversa, perché i due non si sono mai amati a pelle, probabilmente per colpa soprattutto di Lippi. Lo scontro tra i due si palesò in nerazzurro ma aveva radici bianconere. In una sua autobiografia Baggio scrisse che l'allenatore viareggino gli chiese di fare la spia nello spogliatoio, Roby si rifiutò e da li le cose andarono di male in peggio, con un rapporto mai decollato che andò però a trovare un epico finale nello spareggio del 23 Maggio del 2000 quando Inter e Parma entrambe appaiate a 58 punti furono costrette ad affrontarsi al Bentegodi per decidere chi sarebbe dovuto entrare in Europa dalla porta principale. Roby se ne andò regalando la qualificazione con una doppietta corredata da una delle punizioni più belle mai viste nella storia del calcio, Lippi invece rimase fino all'autunno provando a capire che cosa c'era di diverso tra la Juve e l'Inter ma non riuscendoci mai.

    CUPER E RONALDO - Il terzo caso fu quello tra Cuper e Ronaldo. Un addio clamoroso nato sulle ceneri del disastro del 5 Maggio e fortemente voluto dal Fenomeno che mai aveva digerito più di tanto gli estenuanti metodi di allenamento del tecnico argentino. All'epoca si disse che Ronaldo propose a Moratti di scegliere tra lui e Cuper, ma la verità è che il brasiliano se ne andò anche perché stava finendo la grandeur della Serie A e in Spagna si guadagnava quanto se non di più che in Italia, con la differenza che ci si allenava molto di meno e ci si divertiva molto di più.

    ALLEGRI E BONUCCI - Infine arriviamo ai giorni nostri con il clamoroso addio di Bonucci alla Juve in favore di una grande rivale storica come il Milan, che quanto meno non è la rivale storica più odiata, vale a dire l'Inter. Tutto comincia il 17 Febbraio in Juve – Palermo, con Allegri che apostrofa pesantemente Bonucci davanti alle telecamere, reo di avergli consigliato un cambio. Le cose si complicano ulteriormente con la clamorosa esclusione nella trasferta di Oporto, fino ad arrivare al tanto – forse troppo – chiacchierato intervallo di Cardiff, nel quale pare che ne siano successe di ogni tipo.

    Quattro casi storici che hanno visto grandi scontri tra allenatori e giocatori e in cui solo una volta ha vinto un giocatore: Van Basten. Personalmente credo che non sia un caso che tra Juve, Inter e Milan l'unica società che abbia puntato sul giocatore a sfavore del proprio allenatore sia stata proprio il Milan, perché i rossoneri storicamente hanno sempre avuto una mentalità impostata più sull'estetica di un disegno generale che su un progetto tecnico-tattico in particolare o sulla disciplina interna. Una diversità che ha portato i rossoneri a rischiare non poco da un punto di vista aziendale ma a raccogliere molto di più da un punto di vista del bel gioco e dello spettacolo. La Juve invece per l'ennesima volta nella sua storia ha deciso che i giocatori passano ma la Juve resta, sacrificando il suo leader più adrenalinico e caratteriale in favore di un allenatore aziendalista. Una scelta apparentemente pragmatica e razionale ma che potrà essere giudicata solo in futuro, quando si capirà se per l'ennesima volta la Juve è restata la Juve oppure se nel frattempo non è tornato il Milan...

    @Dragomironero

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