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  • Da Falcao a Higuain: fritto che passione!

    Da Falcao a Higuain: fritto che passione!

    • Ribaldo Saporoso
    Ma chi lo dice che il fritto fa male? I dietologi di qualche anno fa. Anche parecchi medici sociali di oggi lo vedono come il nemico numero uno per i calciatori. Qualcuno addirittura s’era lasciato andare: “Meglio una sigaretta ogni tanto che un frittino di calamari al mese”. C’erano, ci sono giocatori “addicted” al fritto misto. Pare che un collega/amico di Ribery fra escort di lusso e "fish and chips" scegliesse quest’ultimi, perché quelli di qualità eccelsa erano difficili da trovare, mentre per le escort non era così difficile.

    Ultimamente alcuni dietologi hanno rivalutato il fritto. In parche dosi, è il cibo che soddisfa di più. Una specie di nutrimento anche per le endorfine, non solo per il palato. I cinesi, titolari di una delle tre grandi cucine planetarie (europea, o meglio italiana e indiana le altre due) affermano che il fritto si comincia a gustare con i denti, prima ancora che con le papille, per questo offre una sensazione in più. In effetti non c’è modalità di cottura che sia capace di maggior cattura. Avete mai pensato al fatto che il fritto è il cibo preferito dai bambini. E che le patatine, in tutte le loro varie fogge, sono forse il piatto più universale che ci sia. 

    Falcao fu trovato spesso dopo l’allenamento, in una nota pizzeria romana di Trastevere, famosa per il baccalà fritto, che nella capitale raggiunge vertici supremi perché avvolto in una pastella assai leggiadra. I calciatori sudamericani, in particolare, sembrano amarlo sopra ogni cosa, in ogni sua variante. Pare che un bomber tutt’ora attivo abbia molto migliorato il proprio score, da quando ha smesso di addentare la pizza fritta: non è difficile capire chi sia. Platini, eccelso gourmet, le poche volte in cui era infortunato andava nelle Langhe, in permesso speciale, e affrontava il pantagruelico, insuperabile, fritto misto alla piemontese che annovera dalle 15 alle 20 portate. Piatto antico, anzi ancestrale che, fra le mura domestiche, ormai è assai difficile da incontrare e anche negli odierni ristoranti sabaudi circola in versione assai più modernizzata (leggi: impoverita).

    Uno dei frutti positivi della globalizzazione, se ve ne sono, è comunque quello di averci fatto scoprire una varietà di fritto che presenta qualità di leggerezza e di sapidità incomparabili: l’ormai noto nipponico Tempura, di cui vi do la ricetta.

    Potete friggere tutto, dalla verdura (carote, zucche, cipolle, zucchini…) tagliata fine ai gamberi, alle alici, ai calamari. Fondamentale la pastella. Acqua gassata gelida, farina 00 e 1 tuorlo d’uovo amalgamati insieme, in modo da ottenere un composto abbastanza liquido. Appena lo avrete fatto, mettetelo 5 minuti nel freezer, poi immergetevi il “fratturando” (pesce, verdura). Il liquido deve ricoprire e colare. Per friggere dovreste usare olio di riso, assai leggero; in mancanza di questo utilizzate olio di semi di arachide. Bisogna sempre salare alla fine, perche il sodio produce acqua e crea problemi di “corazzatura”, elemento portante d’un buon fritto. Per 4 persone. 

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