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  • Da Kalinic a Suso e Kessie, ecco perché il Milan non entra mai in area di rigore

    Da Kalinic a Suso e Kessie, ecco perché il Milan non entra mai in area di rigore

    • Luca Bedogni
    Intorno alle 21:47 di sabato sera, più o meno alla fine dell’intervallo di Napoli-Milan, Opta pubblica su Facebook un post destinato a far discutere: “0 - Il Milan è la seconda squadra in questa Serie A a chiudere il 1° tempo senza tocchi in area avversaria: in precedenza solo il Benevento in due occasioni, contro Napoli e Juventus. Timore". Il tutto seguito giustamente dal grafico indicante i tocchi per zona (il rettangolo verde qui sotto, punteggiato di pallini gialli). L’area del Napoli risultava effettivamente immacolata. Il potere del dato presentato in forma telegrafica, tagliente, l’immagine incontrovertibile, e soprattutto quell’ “in precedenza solo il Benevento” provocavano in noi una specie di shock. Ma com’è stato possibile? Colpa del modulo? Degli interpreti d’attacco? Passano i giorni, e il martedì la Gazzetta dello Sport riprende l’argomento ricordandoci che anche il primo tempo di Atene, mutatis mutandis, aveva prodotto lo stesso dato preoccupante. Dunque i moduli e gli interpreti, confrontateli pure, c’entrano relativamente. Ma allora come spiegarci questi fatti?  E soprattutto, qual è il giusto peso da dare a questo dato? In sostanza, come interpretarlo? Gli zero tocchi del Milan sono davvero uguali a quelli del Benevento?  
     
    ZERO ASSOLUTO – Certo che almeno due di questi pallini gialli son proprio al limite, sulla linea…

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    ‘ALLORA QUINDI E’ VERO?’ – Riguardando bene la partita, mi sono accorto che in realtà un tocco dentro l’area c’è stato anche nella prima frazione (al 10’33’’), ma capite anche voi che formalizzarsi su una cosa del genere non ha senso. Suso qui è dentro, d’accordo, spostiamo pure un pallino un po’ più in qua. Il problema resta a monte.   

    Da Kalinic a Suso e Kessie, ecco perché il Milan non entra mai in area di rigore
     
    PER DIMENTICARE (L’UNICO TOCCO) – Bisogna spostare l’attenzione dall’effetto alla causa. E soprattutto valutare le situazioni. Il paradosso è che si può entrare in area più volte, restando magari molto meno pericolosi di quanto lo sia stato il Milan (potenzialmente) nel primo tempo di sabato sera. Più che altro è stato un problema di scelte, quello dei rossoneri, di letture… Non credo ci si debba nascondere dietro al “braccino” di cui ha parlato Bonucci. Semplicemente, in determinati frangenti, si è scelta la soluzione peggiore. Il timore è un'altra cosa.
      
    LA FAMOSA “GIOCATA DI SUSO” – Prendiamo una giocata che senza dubbio tutti conoscono: la famosa “giocata di Suso” (quando da destra rientra sul sinistro e va al tiro dal limite). In generale, non possiamo non ammirarla. Ci sono però delle volte in cui Suso la forza, perdendo di vista quel che accade attorno. E’ come se andasse in automatico, quasi a testa bassa, cosa che non si addice troppo a un fantasista. E’ quello che succede qui sotto, per la “gioia” di Kalinic e Bonaventura completamente soli sul lato debole. Spiegatemi perché, a campo invertito, uno come Insigne la mette spesso per Callejon (l’esterno opposto), mentre qui Suso ignora completamente Kalinic e (soprattutto) Bonaventura. E non ditemi che è un caso isolato: Suso tende molto all’assolo.

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    LA FRETTA DI KESSIE – Si consideri poi la fretta di Kessie. Eccovi un altro esempio di lettura opinabile sulla trequarti. Kessie cerca il più semplice dei passaggi difficili, un filtrante corto per Kalinic che si sta buttando nello spazio, e Koulibaly gli sbarra la strada. Non dico un cambio di gioco (forse non c’era spazio..) per San Bonaventura ancora una volta ignorato, ma almeno una palla facile per Locatelli, quella sì. Bastava poco, la più semplice delle facili. Allora ci avrebbe pensato Locatelli a recapitarla al numero cinque del Milan (forse). Ma mettiamo anche che il passaggio di Kessie fosse passato, e che Kalinic avesse finalmente toccato un pallone in area. Sarebbe stata la giocata più astuta, quella di Kessie? Vedete come i tocchi in area contino  poi relativamente..

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    CI PENSA MONTOLIVO – Fatta eccezione per un lancio precedente di Bonucci, l’apertura alla cieca di Montolivo per Bonaventura è stato l’unico cambio di gioco efficace nel primo tempo del Milan. Ed è arrivato al  41’.. A un certo punto sembrava proprio che la difesa strettissima del Napoli concedesse campo di proposito a Bonaventura, tanto era ignorato dai compagni. Non se ne accorgevano quasi, finché Montolivo..

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    MA ANCHE BONAVENTURA... – Guardate, ora, al momento del controllo, Jack. Un passo ancora ed era dentro l’area, e il polverone degli “zero tocchi” non si sarebbe alzato... Battute a parte, qui sotto anche Bonaventura può far meglio. Un sinistro di prima per Locatelli al posto dello stop avrebbe rubato un tempo importante alla difesa “scappata” del Napoli. C’è Jorginho che arriva, ma è in ritardo sul movimento del giovane rossonero.
     
    Da Kalinic a Suso e Kessie, ecco perché il Milan non entra mai in area di rigore

    Dopo il controllo orientato verso il suo piede, Bonaventura ignora l’inserimento di Locatelli e prova il cross senza fortuna, anche perché Kalinic è solo in mezzo a tre avversari. Perché lanciarla in pasto a Koulibaly, quando Locatelli sta liberando un corridoio per Suso fermo sulla lunetta? Magari lo spagnolo avrebbe fatto gol dal limite senza metter piede in area..

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    E SE POI KALINIC... – Infine un episodio curioso riguardante Kalinic. L’unica volta in cui avrebbe potuto attaccare forte il Napoli a campo aperto, si è fermato, ed è tornato indietro. La linea a quattro di Sarri era stranamente scomposta, sorpresa dal salvataggio improvviso di Locatelli sul fallo laterale. Con una scivolata il talentino rossonero aveva servito di prima Bonaventura, e questi Kalinic in profondità, sempre di prima. Koulibaly aveva appena tentato un fuorigioco molto azzardato, risalendo un passo verso la linea di centrocampo. Se Kalinic avesse lasciato scorrere il pallone anziché fermarlo, l’errore di Koulibaly sarebbe stato evidente, col croato lanciato in porta. Un’altra possibilità sprecata di raggiungere l’area del Napoli.  

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