
Da Motta a Italiano: cosa insegna alla Juventus la vittoria del Bologna
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Claudio Fenucci, amministratore delegato, Marco Di Vaio, direttore sportivo, e Giovanni Sartori, direttore tecnico e talent scout, sono gli uomini giusti al posto giusto. Bravo il presidente e patron Joey Saputo a scegliere le competenze giuste e ad armonizzarle in un organigramma costruito e oliato alla perfezione. Quando organizzi una base di questo tipo, con uomini di calcio di lunga esperienza, ciascuno nel suo comparto specifico, poi puoi anche permetterti di assorbire la perdita di Thiago Motta, dopo la storica qualificazione alla Champions League della scorsa stagione, di sostituirlo con Vincenzo Italiano, e di continuare a fare bene. Così come puoi vendere due pezzi pregiati come Riccardo Calafiori e Joshua Zirkzee senza accusare il colpo. Con una società forte e organizzata puoi permettertelo, come quando, su un altro livello, la Juventus vendeva Zidane o Pogba e continuava a vincere.
L'errore commesso dalla Juventus nelle ultime stagioni, come abbiamo scritto più volte negli ultimi mesi, è stato quello di aver costruito un'organigramma afflitto da due criticità: da una parte la mancanza di competenze specifiche nel calcio da parte di alcuni elementi (il presidente Gianluca Ferrero, l'ad Maurizio Scanavino), e dall'altra il troppo potere affidato a una singola persona nell'area sportiva, Cristiano Giuntoli, senza contrappesi.
Le ultime indiscrezioni provenienti dal mondo bianconero ci danno indicazioni che sembrano finalmente andare in una direzione diversa: le dimissioni di Francesco Calvo e la probabile promozione di Giorgio Chiellini fanno pensare che la proprietà abbia capito che è da lì che bisogna ripartire. Da una dirigenza forte, organizzata, compatta e competente: poi l'allenatore può chiamarsi Motta, Italiano o Tudor, ma non è il fattore principale di successo o fallimento. Il Bologna lo insegna.
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insegna che delle volte con lavoro e dedizione si riescono a crare gruppi che rendono al di la de...