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  • Dal Flamengo a pesi mondiali e filosofia: la curiosa storia di Julio Ferràz
Dal Flamengo a pesi mondiali e filosofia: la curiosa storia di Julio Ferràz

Dal Flamengo a pesi mondiali e filosofia: la curiosa storia di Julio Ferràz

  • Stefano Benzi
Ma oggi è davvero così importante diventare calciatori professionisti? Beh, nel nostro paese pare che lo sia: secondo le analisi sociali odierne l’aspettativa di vita dei ragazzi tra i quattordici e i diciotto anni è quella di diventare qualcuno in qualche maniera, il calcio, la velina, YouTube, il rap, il Grande Fratello… qualsiasi cosa basta che la tua faccia sia riconosciuta. Vale la pena allora parlare per qualche istante di un assoluto Signor Nessuno. Anzi, un Signor Qualcuno che ha deciso consapevolmente di diventare Nessuno per inseguire una vita più adatta alle proprie aspettative e meno stressante. Il Signor Nessuno/Qualcuno si chiama Julio Ferràz. E già sento partire il coro di “chiiiiiiiii?” dall’altra parte del monitor.

Julio Ferràz, un talento, un grandissimo talento calcistico con un fisico strepitoso che a sedici anni aveva due grandi passioni: il calcio e le palestre a cielo aperto sulla spiaggia di Barra de Tijuca a Rio de Janeiro (foto loucosporpraia.com.br). Straordinariamente dotato nel controllo di palla e velocissimo, Julio aveva un futuro praticamente garantito nel calcio: “I primi provini furono buoni, mi dissero di stare calmo e di non strafare, di rispettare le gerarchie e sarei arrivato in prima squadra in pochi mesi – racconta oggi Julio, 36 anni, di quando era nelle leve giovanili del Flamengo – ma c’era qualcosa che non mi tornava. Non riuscivo a vedermi in una carriera agonistica nel calcio, non riuscivo ad accettare l’idea di tantissimi allenamenti, viaggi continui e così poco tempo per me. Quando ero al campo di allenamento mi mancava la palestra, la spiaggia, la mia compagnia di amici”.

E così, nonostante un'esperienza eccellente in prestito al Barcelona di Rio e un contratto da professionista già firmato con la squadra boliviana dell’Aurora, Julio ha scelto di cambiare tutto per concentrarsi solo su di sé. Studiando e continuando la sua vita di atleta da spiaggia, tra manubri, pesi, ripetute, addominali e stretching. Addio calcio: “Con il senno di poi non ho rimpianti – dice ancora Julio – non so cosa mi avrebbe dato il calcio ma lo studio, la palestra e il sollevamento pesi mi hanno reso quello che sono. E sono un uomo molto appagato ed estremamente felice”.

Julio è anche un ragazzo molto intelligente che ha studiato parecchio: filosofia, comunicazione, scienze sociali, psicologia. Ha scritto libri, tiene lezioni nelle università e racconta la sua passione per la pesistica intesa come lezione e interpretazione della vita stessa: ha vinto tanto, praticamente quasi tutto non solo nel sollevamento pesi tradizionale ma anche nel sollevamento pesi estremo… Powerlifting, alzate da terra, panca, deadlift… Julio si pone un obiettivo e lo raggiunge in modo scientifico: la sua asticella è in costante rialzo. In mezzo ci sono allenamenti, meditazione, alimentazione e una forza di volontà mostruosa: “Prima di avvicinarmi alla pesistica non avevo un buon rapporto con il mio corpo, diciamo che me ne preoccupavo appena, ma il sollevamento pesi ti costringe a metterti in sintonia con il tuo organismo, ad ascoltarne i bisogni e le urgenze”.

Il che lo ha fatto crescere anche come individuo: oggi è uno dei motivatori più richiesti in Brasile. In agosto sarà ai Mondiali che si terranno in Uruguay dove tenterà di incrementare il suo palmares che è impressionante: 45 titoli individuali, 12 di squadra, una trentina di titoli individuali nazionali, tre record mondiali. La sua agenda è piena: “Ho grande richiesta per i miei corsi motivazionali, un altro libro da scrivere e ovviamente i miei allenamenti quotidiani. Continuerò a fare powerlifting fino a 40 anni: poi cercherò qualcosa di diverso…”. Per il calcio sarà tardi: “Per il calcio non è mai tardi, mi piace giocarlo in spiaggia con gli amici: ho solo dovuto cambiare ruolo. Ora sto dietro… Magari allenerò”.

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