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  • Dalla favela alla Sud| La rivincita di Fabio

    Dalla favela alla Sud| La rivincita di Fabio

    La povertà, le favelas, i ricatti, la lotta per la sopravvivenza. Non è stato facile prendere a pallonate la miseria, storia comune a molti ragazzi brasiliani. C’è chi ce l’ha fatta ed è diventato Pelè. E chi Pelè non lo sarà mai, ma sa quanta fatica si fa a diventare semplicemente Simplicio.

    I lineamenti del volto tradiscono una bontà figlia della miseria. Perché certo, si può rispondere alla violenza con la violenza, come insegna l’argentino Tevez, cresciuto nel barriodi Fuerte Apache, la Scampia di Buenos Aires. Si diventa stelle anche così. Oppure no. Oppure si può crescere promettendo alla nonna di comprarle, un giorno, la stamberga dove viveva assieme ai genitori, un fratello, una sorella e gli zii. Accadde un giorno. La famiglia di Simplicio aveva contratto dei debiti con il proprietario del terreno dove sorgeva l’abitazione, a San Paolo. Debiti che nel tempo avevano strozzato le già

    scarse finanze della famiglia Simplicio. Una mattina, l’usuraio appoggiò le nocche sulla porta. Fece per bussare, quando con la coda dell’occhio notò un bambino palleggiare. Restò incantato per qualche attimo. Poi si decise. «Chi è questo ragazzo?». La nonna esitò un istante: «Mio nipote». «Fatemelo portare via e il debito sarà estinto», le propose l’uomo. L’anziana ebbe un moto d’orgoglio: «Ma non ha un briciolo di vergogna? Non siamo più ai tempi della schiavitù». Stizzito, lo strozzino la minacciò: «Non voglio più niente da voi. Avete tempo fino a domani per andarvene da questa casa». Due giorni dopo, la famiglia andò ad abitare altrove.

    Il baby Simplicio sprizzava classe, i provini con il San Paolo andarono benone e Fabio cominciò a vedere i primi soldi. Pochi all’inizio, frutto di una borsa di studio. Quando il numero di zeri sul conto corrente si fece interessante, Fabio tornò dall’uomo che anni prima aveva vessato la famiglia.

    «Sapevo che saresti diventato un grande calciatore», borbottò imbarazzato il proprietario. Simplicio staccò un assegno e si comprò tutto. Casa e terreno. Lo doveva alla nonna. Fabio porta ancora addosso le cicatrici di un’infanzia difficile. Non dimentica. Non può. In Brasile partecipa a un programma di sostentamento alimentare, "Futebol Solidario". Il biglietto viene convertito in cibo. Più ne puoi comprare, migliore sarà il tuo settore allo stadio.

    Un anno fa, Simplicio è sceso in campo a Jundiai, 63 chilometri a nordest di San Paolo. Con la sua squadra, la "Famiglia Simplicio", prima ha affrontato per beneficenza i dilettanti del Gremio CP. Poi ha donato una tonnellata di riso a cinque no profit, tra cui una "Rete delle Donne contro il Cancro".

    «Ho sempre partecipato a questi incontri per aiutare chi ha bisogno. Mi sento una persona migliore. È il minimo che si può fare», spiegava Simplicio alla stampa brasiliana. Succede ogni anno.

    «Anche se finisce che perdiamo sempre – racconta il portiere del Gremio, Josè Eduardo Wood – noi riteniamo la sua presenza un grande onore». La Sud scoprirà presto i valori di Fabio, la faccia buona di San Paolo.

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