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  • Damiani a CM: 'Il calcio deve ripartire, ecco come farei il mercato. Milan, Ibra e Maldini meritano la conferma'

    Damiani a CM: 'Il calcio deve ripartire, ecco come farei il mercato. Milan, Ibra e Maldini meritano la conferma'

    • Giancarlo Padovan
    Non faccio per vantarmi, ma io a Oscar (Giuseppe all’anagrafe) Damiani gli ho visto fare decine di gol dal vivo quando, all’inizio della sua carriera, era al Lanerossi Vicenza. Grande attaccante esterno, ala destra, ma non solo: guizzante, sgusciante, tecnico e veloce. Un veltro avrebbe scritto - e forse l’ha fatto - il creativo Vladimiro Caminiti su Tuttosport. Le prime gioie calcistiche me le ha date proprio Damiani.
    Quarantacinque anni dopo siamo praticamente vicini di casa (abitiamo entrambi in Brianza) e spesso lui mi spezza il pane del calcio dall’alto di una carriera impareggiabile sia da calciatore che da manager.

    Buongiorno Oscar come va?
    “Fortunatamente bene. Sono in giardino, prendo un po’ di sole e ho un libro accanto a me. Faccio passare le ore in questo modo, soprattutto quelle del pomeriggio che sono le più lunghe”.

    Siamo tutti reclusi, seconde te ancora per quanto?
    “Questo bisognerebbe chiederlo alla Protezione Civile o al comitato scientifico. Comunque, quando ci sarà, la ripresa sarà graduale. E io non sarò tra i primi ad essere autorizzato ad uscire perchè ormai sono anziano”.

    Non è vero, Oscar, hai solo 69 anni e ne dimostri almeno dieci di meno. Certo ne hai viste tante, ma una come la pandemia da Coronavirus ti mancava.
    “Sì è una situazione da affrontare con estrema serietà. Ora, partendo dal presupposto che la salute viene prima di ogni altra cosa, mi auguro che si possa riprendere e finire sia le Coppe che i campionati. Non farlo suonerebbe come una sconfitta, soprattutto per il valore sportivo della stagione. Però è ovvio che tutto dipende da quello che accadrà sul fronte della pandemia. Ma se e quando si potrà, ripartire per me è doveroso”.

    D’accordo ricominciare, ma come?
    “E’ ovvio che ci saranno meno introiti perché il pubblico non potrà partecipare alle partite e allora anche i calciatori dovranno fare la loro parte. Lo dico da ex calciatore, in questi casi un sacrificio tocca a tutti. Capisco Lega e Federcalcio, ma anche l’Associazione calciatori. Il confronto non è facile e io credo che ci si possa accordare solo quando sarà definito il ripristino della stagione. Un conto è se si gioca, un altro se non si può. E poi non ci sono solo i calciatori di serie A, ma anche quelli di serie B e di serie C. Non tutti sono uguali”.

    E il mercato come lo faresti?
    “Anche se il mercato contempla il mio lavoro, è l’ultima delle mie preoccupazioni. Io però lo collocherei tra la fine del campionato attuale, sempre che ce la si faccia, e l’inizio del prossimo. Visto che l’ottanta per cento degli affari si fa negli ultimi dieci giorni, due settimane di mercato mi sembrerebbero sufficienti. Magari con un paio di novità a corredo”.

    Quali?
    “Una settimana a novembre come si faceva una volta. Oppure, come accade in Francia, la possibilità di spendere due jolly durante l’intera stagione”.

    Ovvero?
    “Ovvero fare due trasferimenti a campionato in corso”.

    Secondo te, prima dell’anno prossimo, qualche società potrebbe fallire?
    “No. Perchè il controllo è superiore rispetto al passato. Forse la situazione attuale può portare ad una riduzione dei club in Serie C”.

    Quale delle nazioni calcisticamente più progredite (Inghilterra, Spagna, Germania, Italia e Francia) può soffrire maggiormente la crisi successiva alla pandemia?
    “Mi viene da dire l’Italia. Tuttavia se i dirigenti sapranno lavorare con lungimiranza, cioé sfruttando le risorse a partire dai settori giovanili, penso che in tre anni si possano pareggiare entrate e spese. Senza plusvalenze, però”.

    Questione diritti televisivi, la principale fonte di reddito per i club.
    “Un’altra ragione per cui bisognerebbe finire la Serie A. Le tv non pagano se non ci sono le partite”.

    Ammettiamo che si ricominci a giocare. Stadi chiusi fino alla fine del campionato?
    “Non è una domanda alla quale possa rispondere. Spero solo che se si gioca a calcio da giugno a fine luglio lo si possa fare con il pubblico”.

    Quanto alle preparazione delle squadre, tutti parlano di almeno un mese.
    “Troppo. Lo si fa d’estate quando i calciatori vengono da un periodo di quasi completa inattività. Io penso che quindici giorni di lavoro specifico sul campo sia sufficiente per riprendere una condizione all’altezza delle prestazioni richieste”.

    Posso chiudere con il Milan?
    “Certo”.

    Terresti Ibra?
    “In linea di massima, per le mie convinzioni sul calcio e sulla sua programmazione, no. Ma per Ibra faccio un’eccezione. Sia perchè in questo Milan abbiamo visto quel che sa ancora fare. Sia perché avrà voglia di rivincita e quindi sarà in grado di dare molto”:

    Conosci Rangnick?
    “Non lo conosco e quindi non posso dare giudizi, ma me ne hanno parlato molto bene”.

    Non sarà l’unica faccia nuova del Milan.
    “Io, per la competenza - lo dico perché ci ho avuto a che fare -, terrei Maldini. E con lui Massara, un dirigente molto giudizioso e capace. Questo non vuol dire che una società non possa  cambiare”.

    Un nome?
    “Vedrei bene il mio amico Braida”.   

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