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  • 'Daspo' al Tar della Lombardia, che ha tolto i Daspo a chi ha fatto gli striscioni su Pessotto

    'Daspo' al Tar della Lombardia, che ha tolto i Daspo a chi ha fatto gli striscioni su Pessotto

    Il Tar della Lombardia che toglie il Daspo a chi si macchia di striscioni infami su Pessotto meriterebbe il Daspo a sua volta…
     
    Il Tar della Lombardia ha tolto il Daspo di 3 anni (ossia il decreto che permette di vietare l’ingresso alla partita per  persone accusate di reati da stadio) a due tifosi del Milan, che durante la partita con la Juventus a San Siro avevano esposto uno striscione vergognoso e infame contro Pessotto. Il cui lungo testo non ripeto proprio per evitare che si scambi il gesto barbaro e sprezzante per  un’ironia che, secondo certa bacata ideologia da stadio, avrebbe comunque diritto di abitazione nel folklore di una curva. Incredibile, ma purtroppo è così.
     
    L’inciviltà da stadio ha due facce, perfettamente combacianti, entrambe triviali e paurose. Combattiamo ormai con una certa efficienza la violenza fisica all’interno di stadi ipercontrollati da steward e telecamere capaci di identificare chi mena le mani, aggredisce, accoltella, lancia pezzi di lavandino in campo o sulle teste dei tifosi avversari o degli agenti stessi. Lo stesso per quello che avviene nelle immediate vicinanze dello stadio (l’aggressione al tifoso juventino da parte di due delinquenti nel derby di Torino), meno per quanto avviene un po’ più distante dallo stadio (gli incidenti di Ponte Milvio a Roma) ma insomma chi pratica la violenza fisica ha probabilità almeno più alta del passato di essere perseguito e chiamato a risponderne davanti alla giustizia.
     
    Ma se l’inciviltà da stadio è un buu razzista, uno striscione steso davanti a decine, centinaia di persone, come si fa a identificarne i responsabili? Come si fa ad accusarli “Tu stavi facendo dei buu razzisti”, se non ci sono delle improbabili testimonianze dirette, delle registrazioni come dire ad personam? E’ proprio per questo che certi fenomeni stanno prendendo piede. Perché sfruttano la vigliaccheria di chi nasconde e confonde il proprio buu o la partecipazione alla costruzione di uno striscione immondo in mezzo a decine, centinaia, talvolta altre migliaia di teste. Il buu razzista come lo striscione immondo sono reati particolarmente infami e soprattutto “vigliacchi” proprio perché si confondono nella maggioranza. Per questo alcuni provvedimenti come le squalifiche sportive per “responsabilità oggettiva” e l’esclusione immediata dagli stadi di certi personaggi, diventa indispensabile. Per questo sono sacrosante le maxisqualifiche di quei giocatori o tesserati che loro per primi si macchiano di infamie del genere (in Inghilterra hanno inasprito le squalifiche a un minimo di cinque giornate), in qualche maniera aprendo la strada ai comportamenti barbari di una parte dello stadio.
     
    Il Tar ha eliminato il Daspo non perché quelle due persone siano effettivamente innocenti, ma perché “l’interesse dei ricorrenti a non subire una forte limitazione della loro libertà personale rischia di essere interamente e irrimediabilmente sacrificato nelle more del processo”. Adesso se dobbiamo coinvolgere il sacrosanto principio della “libertà personale” nel fatto che intanto quelle persone accusate di un fatto così spregevole in uno stadio non entrano, è inutile che ci mettiamo a parlare di lotta alla violenza e di civiltà degli stadi.
     
    Senza scadere nel crudo populismo, però a volte ci vorrebbe una regola che permettesse anche di squalificare certi tribunali, assolutamente insensibili a ciò che accade fuori delle loro aule. Meriterebbero il Daspo a loro volta.

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