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  • Dedicato a quelli che 'l'allenatore non conta': Napoli, è la vittoria di Sarri

    Dedicato a quelli che 'l'allenatore non conta': Napoli, è la vittoria di Sarri

    • Giancarlo Padovan
    Vince il Napoli, vince Sarri. Dedicato a tutti quelli che “l’allenatore non conta” e “in campo ci vanno i calciatori”. Il tecnico toscano legge la partita prima che si giochi, prevede il blocco sullo 0-0, poi inserisce Mertens per Gabbiadini e, quattro minuti dopo, il belga serve a Callejon l’assist fantastico dell’1-0.

    A meno di un quarto d’ora dalla fine, sempre Mertens si propone libero al limite dell’area, finta due volte, salta un uomo e chiude di destro tiro e partita. Nel finale (42’) solo un colossale errore di Albiol, in disimpegno, regala al Benfica la rete di Jimenez e tre minuti di presunto furore. Il Napoli controlla e passa da trionfatore.

    Qualificazione da primo del girone con 11 punti, tre più dei portoghesi che ringraziano la serata di grazia della Dinamo Kiev. Gli ucraini, già eliminati da tutto, hanno inflitto una dura lezioe (6-0) ai turchi del Besiktas (in dieci dal 30’ e in nove nel secondo tempo), cui resta la magra consolazione dell’Europa League.

    E’ stata una partita condizionata dalle notizie che allo stadio, via internet o dalla televisione, arrivavano dall’Ucraina. Dopo mezz’ora di gioco si è capito che il doppio vantaggio della Dinamo non era né casuale, né provvisorio. Primo, perché il raddoppio era venuto da un calcio di rigore (inventato), con annessa espulsione turca. Secondo, perché era chiaro che la partita di Kiev, con la neve a bordo campo e il termometro a meno dieci, era vera. Il Besiktas, che forse si aspettava una passeggiata, è crollato: 4-0 alla fine del primo tempo.

    La vittoria della Dinamo ha così dato accesso al passaggio del turno sia al Benfica, sia al Napoli, cui non è rimasto altro che giocarsi il primo posto, in tutta serenità, nella ripresa. Tuttavia gli azzurri avrebbero potuto chiudere in vantaggio già il primo tempo: gol annullato (giustamente) a Gabbiadini (colpo di testa in fuorigioco dopo tiro di Hamsik); conclusione debole di Callejon su assist di Ghoulam, bravo a recuperare palla sul fondo; deviazione con il ginocchio del portiere  Ederson Moraes su tiro a incrociare di Gabbiadini, servito in profondità da Hamsik.

    Eppure quello del primo tempo non è stato il miglior Napoli possibile. Troppi errori individuali e soprattutto “in uscita”; troppi tocchi da parte di un Diawara distratto e impreciso; riitmi bassi; pochi movimenti senza palla; rari gli attacchi alla profondità. Sempre meglio del Benfica, comunque. I portoghesi hanno avvicinato la porta solo in due occasioni. Prima a seguito di due leggerezze consecutive di Hamsik e Ghoulam, poi con un tiro da lontano di Semedo. Di buono il Benfica ha svolto la fase difensiva con le due linee dei quattro (4-4-2) strette e compatte, mentre il Napoli - a dimostrazione della sua vocazione offensiva - aveva la difesa altissima, con molti metri tra essa stessa e Reina.

    Nella ripresa è bastato alzare i ritmi per mettere il Benfica in ansia. Già dopo un minuto Callejon, con un cross radente a ritroso, ha invitato Gabbiadini alla conclusione vincente. Purtroppo Manolo è andato con l’interno del piede sinistro (giusto), ma senza la necessaria determinazione (tiro deviato).

    Poi, è stata la volta di Insigne, che da sinistra ha assecondato il “taglio” di Callejon. Lo spagnolo, anzichè affrettare il tiro, avrebbe potuto fare molte cose, tra cui lo stop di petto, prima di battere in diagonale. Invece l’occasione è scivolata via.

    A vincere la partita ci ha pensato Sarri. Alla vigilia aveva detto che nella seconda parte della gara  sarebbe stato necessario dare un’“eventuale accelerata”. Così è stato. Preferire Gabbiadini a Mertens non era solo logico, ma anche strategico. E la scelta - con prevista sostituzione - ha fruttato tre punti di gloria.

    Adesso - ammesso e non concesso che il sorteggio regali un’avversaria abbordabile - il Napoli giocherà la prima in trasferta e la seconda in casa. I primi vengono premiati. Anche se, purtroppo, non è detto che siano avvantaggiati.


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