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  • Della Valle, le rettifiche sulla cessione e gli spettri di Calciopoli: 'momentum horribile', anche con Firenze
Della Valle, le rettifiche sulla cessione e gli spettri di Calciopoli: 'momentum horribile', anche con Firenze

Della Valle, le rettifiche sulla cessione e gli spettri di Calciopoli: 'momentum horribile', anche con Firenze

  • Giacomo Brunetti
La gestione più duratura nella storia della Fiorentina è giunta nella fase più complicata. Il punto più basso, nell'ottica dei rapporti con la piazza e dell'impegno economico, i Della Valle lo stanno vivendo proprio adesso. Diego si è disinteressato - ufficialmente - da anni, dopo essersi scottato con la vicenda Calciopoli, allontanandosi dai riflettori di un mondo che lo aveva deluso, se considerate le sue pretese iniziali. In realtà è ancora lui a comandare la Fiorentina, sebbene sia il fratello Andrea a mostrarsi pubblicamente in rappresentanza della famiglia e del ruolo di Presidente.

IL RAPPORTO – Se Diego non appare da anni a Firenze – non si è visto neanche alla presentazione del progetto per il nuovo impianto in Palazzo Vecchio – la presenza di Andrea nel capoluogo toscano è subordinata al comunicato di messa in vendita. Prima era molto presente, adesso è assente. Lui, che ama vivere il campo e la squadra, ha vissuto un anno difficile anche a causa del rapporto con Paulo Sousa: due personalità contrastanti, soprattutto dal punto di vista caratteriale. Prevalse il silenzio, alla fine, con le parti che non si parlavano. Ciò che invece non avviene con Stefano Pioli, l’allenatore probabilmente perfetto per il modo attuale di voler vedere il calcio all’interno della società. Ma i tifosi, dei Della Valle, ormai si sono stancati: colpa delle scelte sportive, aziendali e di comunicazione. Le contestazioni e i cori non mancano mai, tanto è che il sostegno incondizionato è riservato – ed è stato chiarito – solo alla squadra. Il ‘Franchi’, però, non ha voglia di mettersi in mezzo alla guerra tra “avvoltoi”, come li ha definiti Diego, ovvero coloro (una minoranza, secondi i marchigiani) che osteggiano i dirigenti, e la società.

IL PROGETTO - E poi c’è il nodo stadio. Il processo è destinato ad allungarsi rispetto alle tempistiche annunciate lo scorso marzo durante la presentazione del progetto. Il Sindaco di Firenze e l’Assessore allo sport hanno incontrato i Della Valle a Casette d’Ete per confrontarsi sul tema, anche in virtù delle prese di posizione dei proprietari della società viola. La cittadella viola, comprensiva di strutture aggiuntive al mero impianto sportivo, è un sogno portato avanti da anni ma che incontra da sempre numerose difficoltà: anche da qui però passerà parte del futuro della Fiorentina, soprattutto quello legato agli attuali detentori delle quote.

LA CESSIONE - Le voci su una possibile cessione della Fiorentina si susseguono. La banca svizzera Credit Suisse è stata accostata alla funzione di advisor per la ricerca di imprenditori o catene interessate all’acquisto della società, così come accaduto alcuni mesi fa, ai tempi del comunicato gigliato in merito al “passo indietro” dei proprietari marchigiani, ma il loro rapporto con i Della Valle è vivo da anni, legato alla Tod’s, e in tal senso sarebbe più improntato alla ricerca di investitori per la costruzione del nuovo impianto. La smentita arrivata ieri (“nessun mandato affidato ad alcuna banca per la vendita della società”) è un lampo nel buio che, però, non fa luce sulla situazione, visto il valore di tale presa di posizione in un momento come questo e nella situazione attuale.

LA CONDANNA - Infine il problema di Calciopoli, che ritorna ancora una volta come spettro per i Della Valle. Il gip di Firenze avrebbe imputato a sedici persone – tra le quali Diego e Andrea, oltre a Mario Cognigni e Sandro Mencucci – le accuse di false comunicazioni sociali in merito al bilancio relativo all’anno solare 2015 alla società intestata a Gazzoni Frascara, Presidente del Bologna che retrocesse in Serie B dopo lo scandalo. Sostanzialmente, non è la Fiorentina a rischiare, bensì i singoli interessati. I viola, dal canto loro, sostiene di non aver accantonato la cifra a causa della mancata conclusione della sentenza all’epoca e al mancato vincolo di inserimento nell’esercizio di cifre da dover destinare in futuro a terzi.

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