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  • Depistaggi e incontri:| Così la Juve prese Platini

    Depistaggi e incontri:| Così la Juve prese Platini

    Ci sono incontri che cambiano la storia. Nel febbraio ’78, a 23 anni nemmeno compiuti, Michel Platini è già il miglior giocatore di Francia. La sua squadra è il Nancy ma, quando si presenta con la Francia a Napoli, per un’amichevole contro l’Italia, tutti si accorgono che è un campione vero. Con una punizione (la sua specialità), firma il 2-2. L’Inter si muove, Sandro Mazzola, a metà primavera, ha in mano il sì del giocatore per trasferirsi a Milano. Ma gli stranieri non possono ancora venire in Italia, perché dal ’66 le frontiere sono sigillate. Ci sono indicazioni chiare che l’autarchia stia per finire, invece per la riapertura occorre attendere il 7 maggio ’80.

    Nel frattempo, Platini ha avuto un bruttissimo infortunio: triplice frattura alla gamba destra. Lascia il Nancy nell’estate ’79 e va al St.Etienne, la squadra che ha ridato splendore al calcio francese. L’Inter non è più convinta della scelta: nell’80, quando tornano gli stranieri (uno per squadra) punta su un austriaco (Prohaska), mentre la Juve sceglie un irlandese, Brady. E poi il giocatore non vuole lasciare il St.Etienne dopo appena un anno. A inizio ’82, la Federcalcio italiana decide che sono maturi i tempi per aprire aldoppio  straniero in serie A. La Juve pensa a un polacco, Zibì Boniek, un centrocampista d’attacco che segna e fa segnare, però arrivano a Torino i segnali del desiderio di Platini, in scadenza di contratto con il St.Etienne, di trasferirsi in Italia. Un ritorno a casa visto che suo nonno, Francesco, è partito da Agrate Conturbia, provincia di Novara, per trasferirsi a Joeuf, in Lorena.

    Mercoledì 23 febbraio ’82, a Parigi si gioca Francia-Italia. Gianni Agnelli telefona a Giampiero Boniperti, presidente della Juve dall’11 luglio ’71, come fa quasi ogni giorno, ma stavolta la telefonata è più breve del solito: «Stasera guardiamo insieme il match di Parigi». Boniperti raggiunge Villa Frescot, sulla collina di Torino e insieme con l’Avvocato osservano la Francia che dà una lezione di calcio agli azzurri: 2-0. Platini gioca una partita straordinaria, segna un gol, fa segnare, trascina, illumina. Agnelli, che vede il calcio soprattutto come uno spettacolo e che da anni lo considera il miglior giocatore europeo, ne resta abbagliato; Boniperti è entusiasta: «Prendiamolo, questo è il momento giusto. Un giocatore così ci farà divertire per tanti anni» dice al presidente della Juve. «Ci proviamo — è la risposta —perché la concorrenza è forte. C’è l’Arsenal che lo vuole a tutti i costi, c’è il Paris St.Germain che lo cerca. Ma ci proviamo». È l’incontro che cambia la storia della Juve degli anni Ottanta e anche quella di Platini. I giornali italiani sono in sciopero, la partita va in onda in tv senza commento, Boniperti si muove a fari spenti.

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