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La Roma è come Eddie Brock: ora Di Francesco ci dica di cosa è malata

La Roma è come Eddie Brock: ora Di Francesco ci dica di cosa è malata

  • Paolo Franci

Non lo capiamo noi e non lo capisce neanche Di Francesco. Che la Roma prosegua sulla squadra di Eddie Brock, è chiaro. Chi è Eddie Brock? Dai, i fan della Marvel sanno bene che Eddie è lo sfortunato (o fortunato?) giornalista che fa da ospite per Venom. Un parallelo più aggiornato al grandissimo e ultraritrito paragone con Mr Hide e il dottor Jekill. Però da queste parti siamo. Come è possibile che la Roma del primo tempo di Bergamo e dell'Olimpico contro il Toro, sia la medesima squadra del secondo tempo in entrambe le gare? Poi certo, col Toro la vinci perchè il Toro non è l'Atalanta e, con tutto il rispetto, Mazzarri non è Gasperini. Di Francesco dice che è un fatto mentale. E ha richiamato ad altri precedenti double face, dove Eddie e Venom si sono appalesati nel corso dello stesso match.

Ok, fatto mentale. Lo prendiamo per buona, anche perchè se non hai un baco che ti mordicchia in testa un gol come quello del 3-3, col rigore appena fallito da Zapata, non lo prendi davvero. Sì ma perchè sto fatto mentale? Perchè? Lui, Di Francesco dichiara che sapeva come la Roma non fosse ancora guarita? Ma da cosa? Qual è il virus che fiacca testa e gambe?

Già le gambe. A Bergamo ce n'erano di giocatori che per un motivo o per l'altro _ dal rientro da infortunio al lungo tempo senza partite e via così _ non potevano essere al top: Karsdorp, Pellegrini, El Shaarawy, Dzeko, Nzonzi. E questo può essere stato un problema che in parte assorbe la scalata atalantina nel secondo tempo. Ma è sufficiente per chiudere il discorso? Si è arrabbiato, il tecnico, quando qualcuno gli ha accennato ai cambi nel dopo partita. Però, in effetti, quel Kluivert lì, moscio e intirizzito, sarebbe stato meglio lasciarlo in panca con la copertina sulle gambe, dando magari chance a Schick che tra l'altro nelle ultime gare se l'è pure meritate. Col senno di poi, considerando quanto Di Francesco se l'è presa con l'olandese durante e a fine gare, non rifarebbe la stessa mossa. Ma, ha ragione lui, qui non si tratta di quel singolo e, oltre alla condizione atletica della squadra assai precaria (fatto isolato o cosa?) c'è sempre quella storia della trentina di infortuni muscolari in stagione. Fattori, questi, che frenano la rincorsa in una giornata che, a 50 secondi dalla fine del primo tempo di Bergamo, poteva essere pesantissima in favore della Roma nella corsa al quarto posto Champions. Mica poco.

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