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Sassuolomania: Di Francesco ha corretto il tè caldo

Sassuolomania: Di Francesco ha corretto il tè caldo

Tè caldo corretto alla Di Francesco. Come si fa? Coi concetti di gioco, si capisce. Maggiore aggressività davanti, palla a terra, coraggio, sacrificio prima e sopra a tutto; questo è ciò che vuole Di Francesco, e questo è ciò che ha ripetuto ai suoi ragazzi nello spogliatoio, domenica, dopo un primo tempo amorfo e punzecchiato dalle corna a spillo dei granata. A proposito, complimenti a Consigli "torero-sky" della partita, a Cannavaro nonostante il rigore, ad Acerbi nazionale, ci mancherebbe, per non parlare poi del mare magnum Magnanelli, i più solerti a scansare le vanità del Toro. La nostra squadra infatti, apparsa intimorita dallo sguardo europeo degli avversari e intorpidita forse anche dalla sosta, ha ritrovato soltanto nel secondo tempo il piglio, il brio che la contraddistingue nei momenti di slancio e di fiducia. Siamo riusciti a trasformare così, prima ancora che il risultato, la prestazione collettiva. La precisione, quella no, non c'è riuscito proprio di aggiustarla, di correggerla. Ho in mente due fotogrammi emblematici, pescati a caso dal secondo tempo: il "piattone alle stelle" di Zaza (era pure il suo piede..) e l'appoggio facile facile di Berardi al suo amico immaginario nei dintorni del centrocampo. Stanchezza o spensieratezza? Bah, sicuramente l'una e l'altra, ma fermiamoci per tempo, prima di farci risucchiare dal loop "squadra giovane-squadra inesperta" tanto caro alla nostra retorica calciofilante. Insomma, meno male c'ha pensato lui, a fine gara, con un'incornata imperiosa sul bel cross di Vrsaljko, parlo di Floro Flores, il convitato di pietra che stacca di testa e ti rovina il dessert, il bomber che, per l'occasione o per amicale sfottò, oggi ribattezziamo volentieri "Toro Flores".

Alla fine ce l'abbiamo fatta, dopo la sosta, a prolungare il filotto notevole dei risultati positivi: è dal pareggio con la Juve che non si perde. In più ci siamo liberati pure della presunta e paradossale o, comunque la vogliate mettere, un tantino sintomatica pareggite. Paradossale perché, Cagliari a parte, il Sassuolo è pur sempre la squadra del 4-3-3, fino a prova contraria, del Berardi-Zaza-Sansone dal Mapei Stadium alle Alpi, e dalle Alpi giù giù fino al vulcano che preferite. Ciononostante, ad oggi, non esistesse l'appuntamento annuale con l'apocalisse (vedi Inter-Sassuolo), i neroverdi sarebbero curiosamente fra le squadre più solide del campionato. Perciò niente paura dei Toni, dico io, e dei fulmini che arrivano da Verona. Coraggio! E ricordiamo di correggere il caffè, stavolta. 

In vista del mercato di gennaio, il Sassuolo sembra interessato al centrocampista turco Salih Ucan, giovane talento arrivato alla Roma dal Fenerbahce ad inizio anno e finora poco utilizzato da Garcia. Difficile per un emergente rubare minuti a Pjanic e compagni di reparto. Ottima tecnica e visione di gioco, questo finissimo palleggiatore ama innescare il movimento nello spazio delle punte con improvvisi lanci in verticale. Alla Pirlo, per intenderci. Può ricoprire tutti i ruoli del centrocampo, regista, mezzala o trequartista. Tuttavia, data la sua struttura fisica e il particolare modo di giocare poco all'italiana (molto mobile, si smarca di continuo in fase di possesso per sostenere ragnatele di passaggi potenzialmente infinite), rischia l'insuccesso qui da noi. Roba per Wenger, per Klopp, verrebbe da dire, sempre che a Sassuolo, in quest'isola emiliana di narcisi, non trovi provvidenzialmente il compromesso Di Francesco.  

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