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  • Di Francesco: 'Roma, che errori le cessioni di Strootman e Nainggolan. De Rossi, Totti e Zaniolo...'

    Di Francesco: 'Roma, che errori le cessioni di Strootman e Nainggolan. De Rossi, Totti e Zaniolo...'

    Eusebio Di Francesco torna a parlare. L'ex allenatore di Roma e Sampdoria ha dichiarato in un'intervista al Corriere dello Sport: "Il calcio mi manca tantissimo, ho una gran voglia di ripartire e sto studiando la lingua inglese. Concedetemi una battuta: accetterò una squadra solo se Ranieri, che saluto con affetto, sarà già piazzato. Perché dopo Roma e Sampdoria... non c'è due senza tre". 

    "La Sampdoria era il posto giusto nel momento sbagliato, ma non rinnego la scelta: è stata un'esperienza che mi ha fatto maturare. Ferrero si è confermato un presidente un po' sopra le righe, sarei già voluto andare via dopo la partita contro il Sassuolo. Ci sono state situazioni che non si sono verificate, acquisti che avrei voluto e che non sono arrivati. La questione della cessione della società non ha aiutato nessuno ad avere serenità nel percorso, già alla seconda partita. Non sono stato esonerato, me ne sono andato e ho lasciato tutto. Ferrero non avrebbe voluto, ho scelto io di dimettermi, ho lasciato altri due anni e un ingaggio importante. Mi sono liberato, potrei firmare per qualsiasi altro club". 

    "La Roma? L'esonero è stato un insieme di situazioni al di là dei risultati. C'era un po' di malcontento. Non dico a livello personale, era un periodo particolare, difficile per tutti, se fossimo passati con il Porto non so quale sarebbe stato il mio futuro, forse avrei scelto di andarmene io. Era un momento particolare, avevamo perso male il derby e a Oporto siamo stati sfortunati per l'arbitraggio. Meritavamo i quarti. L'anno prima arrivammo in semifinale. In Europa abbiamo fatto il massimo". 

    "Poi sul mercato estivo sono state fatte delle scelte non corrette, a cominciare da quelle che rimpiango più di tutte: le partenze di Strootman e Nainggolan. Strootman è un giocatore straordinario, con la sua partenza abbiamo perso personalità e lo abbiamo pagato in continuità di risultati. Ho il rimpianto di non aver insistito a farlo restare, ho assecondato la sua decisione. Con Radja il rapporto è stato leale. L’ho sentito durante il mercato, lo volevo portare alla Samp, mi aveva dato disponibilità, poi ha scelto il Cagliari per una questione di cuore. Capisce le situazione in un attimo. Mi era d’aiuto in campo, come Dzeko, Kolarov, De Rossi". 

    "Daniele è uno di quelli che ha chiamato il presidente per evitare il mio esonero.
    Io dico sempre che l’allenatore è un uomo solo, ribadisco nessuno ha giocato mai contro. La Roma di Pallotta ha raggiunto il massimo con me in panchina. Nonostante gli infortuni, che sono ancora tanti". 
    "Il fatto che sia stato Totti a scegliere Ranieri ha fatto pensare che non fosse vicino a me. Non è stato così. Era l’uomo della società e l’amico dell’allenatore, mi ha sempre sostenuto, fino alla fine.
    Poi ha dovuto scegliere Ranieri perché faceva parte del suo ruolo. Qualcuno ci ha speculato, ma i nostri rapporti sono tuttora buoni. Aveva la capacità di farmi capire le sensazioni dello spogliatoio, che conosceva bene, sa distinguere i giocatori di qualità, è un intenditore. Aveva una grande capacità di sdrammatizzare e trovare il sorriso nei momenti difficili. L’ironia è una delle più grandi qualità". 

    "Pastore è stato un equivoco tattico? Non voglio attribuire responsabilità a nessuno. Anche quest'anno si è visto che il problema principale è fisico. Non abbiamo avuto un buon rapporto, ma non riesco ad avere rancore per certe sue dichiarazioni. Non è riuscito a rendere come ci si aspettava, ho visto che anche quest'anno aveva grande voglia ma non gioca da mesi. La qualità non è in discussione". 
    "Schick è stato una scommessa azzardata? Nel 4-3-3 faceva fatica, per me è un centravanti o una seconda punta, riusciva a far meglio più vicino al centravanti. E’ arrivato in una condizione fisica inadeguata, poi si è fatto male, lo abbiamo dovuto gestire. Davanti aveva un giocatore come Dzeko, che su 60 partite 55 te le fa ad altissimi livelli. Come Kolarov. Per come si curano, per il rispetto del loro corpo sono professionisti straordinari. Schick era condizionato dalle critiche e dal peso del prezzo che era stato pagato". 

    "I risultati altalenanti del secondo anno non ci furono nel primo, nonostante il caos con il mercato di gennaio, Dzeko in bilico, stava per andare al Chelsea. I giovani andavano aspettati, ho dovuto rivedere il sistema di gioco per adattarlo alle caratteristiche di certi giocatori. Under è dovuto maturare, Kluivert ha avuto bisogno di tempo. Poi Zaniolo. Tutti mi dicevano che era un ragazzo complicato, io non ho avuto nessun problema con lui, all'inizio alcune volte l'ho ripreso davanti alla squadra ed è diventato il gioiello del calcio italiano. E' trascinante con la sua fisicità, la capacità di aggredire, le qualità tecniche. E' un giocatore di grandi mezzi". 

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