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  • Di Marzio racconta: 'Ecco come si diventa cronista di mercato. Prima regola...'

    Di Marzio racconta: 'Ecco come si diventa cronista di mercato. Prima regola...'

    In tanti mi chiedono come si fa a diventare cronista di mercato. Ad avere tutti quei contatti che sono indispensabili per provarci. Quali sono i primi passi da muovere e come comportarsi poi successivamente. Non esiste un Codice, nemmeno un libro dove studiare gli atteggiamenti giusti. Parlo per me: sono partito un giro prima di molti altri, con un vantaggio creato dal cognome che porto. Di Marzio. Per i più giovani, mio padre è stato allenatore prima e ds poi, una vita nel calcio, mille squadre allenate in tutte le categorie (compreso il Napoli) e poi dirigente con l’occhio lungo per i talenti da scoprire. Alcuni mi chiamano raccomandato: fiero di esserlo, se conta il biglietto da visita. Presentarmi come il “figlio di Di Marzio” è stato ed è inevitabilmente un bonus da giocarsi poi bene strada facendo, una volta stabilito il rapporto giusto con l’interlocutore. Non sempre, comunque, il primo approccio è stato favorito dall’essere un Di Marzio.

    Ricordo, ad esempio, una scintilla mai scoccata con Guidolin a Vicenza, ai tempi di Telenuovo, la tv locale veneta dove sono cresciuto. “Due domande oggi, eh…”, alla terza nemmeno rispondeva. Con l’aria arrogante di chi sicuramente non mi trattava come il figlio di un collega. Meglio così, forse. Non ho mai chiesto favori a nessuno, giuro. Semplicemente rispetto. E oggi Guidolin mi stima, penso, e magari nemmeno si ricorda di quel mocciosetto che si trovava sempre in mezzo alle palle. Altro feeling difficile con Zenga, a Padova. Venne a fare il portiere di fine carriera, prima di volare negli States. Scrivevo le pagelle in un giornalino della città, lo massacravo spesso. E lui non gradiva. “Figurati se posso accettare lezioni da un ragazzino come te”, mi disse dopo che l’avevo attaccato per essersi presentato in ritardo a un allenamento, tutta colpa di una serata in discoteca. Amen. L’ho incontrato successivamente a Catania, da allenatore. E l’ho elogiato come meritava, non porto rancore.

    E chiedo soltanto una cosa alle mie fonti, “non mandarmi fuori strada”. Mi spiego meglio, magari non è chiaro. Se arrivo io sul nome del possibile acquisto, senza aiuti o soffiate dirette, odio essere preso in giro. Della serie: “lascia perdere, non lo prenderemo mai”, e poi dopo un mese è ufficiale. In quel caso, vado via di testa. Perché non ammetto la bugia. Preferisco (ripeto, se mi sono trovato la notizia da solo) concordare l’uscita del giocatore, nel caso. E’ capitato: “Sei stato bravo ok, ma se viene fuori adesso mi salta: aspetta qualche giorno, ti dico io quando dirla”, con il rischio di ritrovarmela sul giornale la mattina dopo. Oggi, infatti, è difficile nascondere trattative e affari. Lo è sempre di più. E se quel nome è arrivato a me, vuol dire che qualcuno ha “cantato”: il tempo di incubazione è relativamente breve, bisogna darlo in fretta se non vuoi bucare. E’ successo di essermi svegliato la mattina dopo e aver trovato quel nome su Gazzetta o Corriere. Ho rosicato, inevitabile. Ma guadagnato comunque un credito con la mia fonte. Non ho mai tradito, questo posso dirlo e scriverlo a voce alta: mai ho promesso di non dare una notizia e poi colpito alle spalle. Forse questa, magari, può essere la prima regola. Per diventare (un buon) cronista di mercato.   

    Gianluca Di Marzio (giornalista Sky Sport)

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