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  • Di Marzio racconta: 'In Brasile come Oronzo Canà con Gigi e Andrea per Ari'

    Di Marzio racconta: 'In Brasile come Oronzo Canà con Gigi e Andrea per Ari'

    U Brasiu. Copacabana e Ipanema, il Cristo e il Corcovado, le favelas e il Maracaná. Arrivo, arriviamo. Partenza prevista l'8 giugno, c'è il Mondiale dei Mondiali da raccontare. Se penso a Rio de Janeiro, mi vengono in mente mille ricordi. A partire da quando mio padre Gianni, che allenava il Catania, partì con Massimino per comprare due giocatori in tre giorni. Ve li immaginate? Il cavaliere che parlava solo siciliano e non voleva spendere soldi, mio papà contattato da procuratori di ogni genere che proponevano presunti campioni. 

    Un produttore televisivo mi raccontò che Banfi si era ispirato proprio a quel viaggio nel suo film "L'allenatore nel pallone": non ho mai saputo se mi prendesse in giro. Il mitico Oronzo Canà sbarcò in Brasile e fu scortato da Gigi e Andrea negli stadi carioca, tornando con Aristoteles. Di Marzio e Massimino incontrarono Careca e Paulo Isidoro, trattarono Casagrande, per poi comprare Pedrinho e Luvanor, quest'ultimo azzoppato da Tassotti a San Siro e mai guarito, soprattutto mentalmente. 

    Quando sono cresciuto, poi, ho avuto la fortuna di vederla davvero Rio. Avrò avuto quindici anni, mio padre cercava talenti da lanciare  in Italia e mi portò con lui. Rimasi incantato. Il primo flash, l'immagine che non dimenticherò mai, quella di un popolo sempre in movimento. Corrono, corrono, corrono tutti. In ogni zona della città, a qualsiasi ora del giorno o della notte, vedi brasiliani in pantaloncini e scarpe da ginnastica fare sport. Poi capisci perché hanno sviluppato campioni in tante discipline, vivono per la cultura del fisico. E del sorriso. Difficilmente trovi un brasiliano che esprime la sua tristezza. Magari lo è dentro, ma cerca di non dimostrarlo. Ti regala sempre e comunque quel poco di felicità che accompagna la sua vita. 

    Me l'avevano descritto come un paese violento, delinquenza in ogni angolo, da non poter nemmeno uscire dall'albergo. "Stai attento, ti rubano anche gli occhi". Quelli magari sì, basta girare per le spiagge e ammirare le loro bellezze. Per il resto, mi è bastato non ostentare. Maglietta e pantaloncini, infradito e orologino da pochi euro: nessuno mi ha toccato o avvicinato con cattive intenzioni, anche a orari scomodi. Se passeggi per Copacabana con bracciali d'oro e borsello da turista arricchito, allora puoi essere derubato anche in Italia, sotto casa. 

    Ero diventato amico di un tassista ciccione, malato del Vasco, nemico del Flamengo. Mi veniva a prendere la mattina in hotel, portandomi a vedere stadi e ritrovi dei tifosi, voleva sapere che fine aveva fatto Paolo Rossi, non l'hanno mai dimenticato. Una domenica pomeriggio, papà mi portò al Maracaná: proprio il Fla si giocava il titolo di pentacampeon, era tutto pieno, non entrava più uno spillo. Un'oretta prima dell'inizio, crollò una balaustra della curva, troppi tifosi. Diversi feriti, qualcuno morì. Respiravo paura, ma non terrore. Sembrava fossero abituati. Il tempo di tornare alla normalità e la partita iniziò come se nulla fosse successo. Il vecchio Maracaná fu poi chiuso per essere ristrutturato, cadeva a pezzettini. E sono curioso di vedere come l'hanno rimesso a lucido, negli anni ancora di più. 

    Manca poco, non vedo l'ora. Di assaggiare ancora quei succhi di frutta che bevi solo da loro, maracuja e tanti altri nomi che non ricordo più. E poi carne di ogni tipo, te la fanno uscire dalle orecchie: in alcuni ristoranti, non ordini e loro ti portano churrasco all'infinito, fin quando non esponi la targhettina con scritto stop e allora non ti calcolano più. La valigia è quasi pronta, mi collegherò per Sky da uno studio vicino Ipanema, con Bonan faremo anche il calciomercato da lì. In sottofondo, la musica di João Gilberto. Con le immagini dei brasiliani che si piazzano sulla sabbia anche se piove. Se potete, non perdete l'occasione di esserci. Altrimenti, vi porteremo comunque con noi nel magico mondo di Rio. Il Mondiale dei Mondiali. U Brasiu. 

    Gianluca Di Marzio (giornalista Sky Sport)

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