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  • Di Marzio sul Palermo:| 'Vi spiego il mal di trasferta'

    Di Marzio sul Palermo:| 'Vi spiego il mal di trasferta'

    • D.V.

    Un Palermo dalle due velocità imbattuto in casa e senza vittorie in trasferta non è una novità. Nella stagione 1991/92, in serie B, i rosanero ottennero 11 vittorie e 8 pareggi in casa, 14 sconfitte e 5 pareggi in trasferta. L'allenatore di quella squadra era Gianni Di Marzio, che dopo le prime sette giornate aveva preso il posto dell’esonerato Enzo Ferrari. 'Ma quella squadra non l'avevo costruita io - dice Di Marzio -, le mie squadre hanno sempre fatto bene fuori casa. Ho ancora il record di imbattibilità del Catanzaro in trasferta fatto in B nella stagione 74/75. In un gruppo ci devono essere dei leader e poi l'allenatore deve essere il leader dei leader. Quel Palermo lì non aveva leader, pur avendo giocatori validi come Bresciani, Modica, Taglialatela, Rizzolo o Biffi non aveva personalità e fuori casa crollava'.

    Allora quello del Palermo di Mangia è solo un problema di carattere e personalità?

    'Dal punto di vista psicologico sì, ma c'è anche l'aspetto tattico da affrontare. In casa si deve fare la partita. Fuori capita più spesso di ripartire e se non si hanno gli uomini con le caratteristiche adatte si rischia di subire troppo. Se non ci sono uomini adatti alla fase difensiva, poi, il problema diventa più grande'.

    Ci sono similitudini tra il suo Palermo e quello di Mangia?
    'I risultati dicono così. In casa facevamo sfracelli e il pubblico si esaltava. Rifilavamo tre gol a tutti: ricordo un 3-1 all'Udinese di Balbo e Sensini. Fuori casa l'esatto contrario: dicevo di attaccare, ma c'era più la preoccupazione a mantenere la protezione della propria porta. E non si faceva altro che indietreggiare. Ma questa potrebbe essere solo una concausa'.

    Pensa che ce ne sia qualche altra?

    'A volte si vuole fare un calcio troppo offensivo tenendo la difesa alta e concedendo alla squadra di casa le ripartenze. Se non ci sono difensori veloci si rischia troppo. Se non ci sono centrocampisti che fanno filtro si rischia altrettanto. Se poi gli esterni non rientrano, i difensori in area di rigore perdono gli avversari che scivolano via alle spalle e se in aria si guarda solo la palla e non l'uomo e la palla contemporaneamente, tutto diventa più difficile. Certi difetti dentro casa si vedono poco perché la fase difensiva capita di farla in tutto dieci minuti su novanta. Fuori i minuti diventano una trentina e certe cose vengono messe maggiormente in evidenza'.

    La differenza di rendimento può dipendere dall'età della squadra?

    'Ci sono squadre giovani che sono anche spregiudicate. Dipende da come si costruiscono. Prendete il Chievo: non vendono mai uno come Pellissier che trasmette personalità e coraggio ai più giovani riuscendo a dare sicurezza a tutta la squadra'.

    Dal mal di trasferta si guarisce con il mercato o con gli allenamenti?
    'Bisogna fare un check-up completo giocatore per giocatore. Compilare due schede di valutazione: una tecnico-tattica e l'altra caratteriale. Mettere dentro tutto: peso, altezza, aggressività, proprio tutto. Poi si devono mettere a paragone i risultati e intervenire per correggere se le differenze sono evidenti. Il calcio non si fa solo con qualità tecniche. Se manca carattere, le qualità non contano'.

    (La Repubblica - Edizione Palermo)


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