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  • Di Matteo, l'italiano che ha spento il Barça. L'Atalanta vince per Morosini

    Di Matteo, l'italiano che ha spento il Barça. L'Atalanta vince per Morosini

    A nome del nostro calcio, che riesce ad essere sempre più forte di tutto, anche delle nefandezze di Marassi, dobbiamo essere molto grati a Roberto Di Matteo. Almeno nella stessa misura in cui sono impazziti di gioia i tifosi del Chelsea, finalista di Champions League per la seconda volta nella sua storia dopo avere eliminato il Barcelona campione d'Europa al Camp Nou, in dieci contro undici e nonostante il rigore accordato ai catalani e clamorosamente sbagliato da Messi. Anche gli dei, ogni tanto, s'addormentano. Anche gli Eroi, come Torres, sanno rialzare la testa dopo avere conosciuto il tempo dell'oblio. Anche i vice vanno in finale, come riuscì a Grant, il secondo di Mourinho.

    Le disquisizioni sul gioco all'italiana del Chelsea contrapposto alla macchina perfetta catalana lasciano il tempo che trovano.  Di Matteo conferma la validità assoluta della scuola tecnica tricolore, al punto di spegnere il Barcellona, meritando il biglietto per Monaco di Baviera dove aspetta il Real o il Bayern. Stasera sapremo.

    Nell'attesa, una delle domande del giorno è dove sia finito Villas-Boas, il presunto Special Two per avere il quale, nove mesi fa Abramovich buttò dalla finestra circa 18 milioni di euro.  E pensare che, ad un certo punto, lo voleva anche Moratti...

    Se il multimilionario russo non avesse cacciato in tempo il portoghese, il Chelsea sarebbe stato disintegrato. In soli 51 giorni, la salvezza e la resurrezione dei Blues hanno il volto del quarantaduenne signore nato a Sciaffusa,  difensore e poi centrocampista di Sciaffusa, Zurigo, Aarau, Lazio,  Chelsea e Italia di Sacchi (34 presenze e 2 gol), costretto a ritirarsi a soli 31 anni per un gravissimo infortunio.

    Di Matteo in panchina ha bruciato le tappe: in quattro anni è arrivato in finale di Coppa dei Campioni partendo dal  Milton Keynes Dons,  terza serie inglese, passando per il  West Bromwich Albion, per accettare il ruolo di vice Villa-Boas a Stamford Bridge.  Poi, abbiamo visto com'è andata a finire nella notte di Barcellona che non segna la fine della Squadra Meraviglia, ma ne sancisce il ritorno sulla Terra. 

     

    In Italia, intanto, a quarantotto ore dalla vergogna di Marassi, mentre a Genova fioccano i daspo e a Milano, in ritiro Sculli baruffa con Jankovic, in serie A si sono giocate due partite e in B è tornato in campo il Livorno, dieci giorni dopo la scomparsa di Piermario Morosini.

    A Bergamo, l'Atalanta ha vinto nel suo nome, inaugurando con una vittoria, decisiva per la salvezza, la curva intitolata al Ragazzo che Sorrideva Sempre.

     L'ha ricordato indicando il cielo lo scatenato Maxi Moralez, un altro capolavoro di Pierpaolo Marino, autore di un gol bellissimo.

    L'hanno onorato i tifosi sugli spalti, rimanendo in silenzio durante il minuto di raccoglimento scandito da una struggente canzone di Elvis Presley.

    Anche Livorno si è inchinata a Piermario e, ancora una volta, la gente della città toscana è stata protagonista di gesti di straordinario affetto.

    Caro Morosini, te l'abbiamo promesso: non ti dimenticheremo. E chi ti ama è di parola.

     

    Xavier Jacobelli

    Direttore Editoriale www.calciomercato.com 

     

     

     

     

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