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  • I funerali di Diabolik a porte chiuse, la famiglia fa ricorso al Tar del Lazio: 'Trattato come Totò Riina'
I funerali di Diabolik a porte chiuse, la famiglia fa ricorso al Tar del Lazio: 'Trattato come Totò Riina'

I funerali di Diabolik a porte chiuse, la famiglia fa ricorso al Tar del Lazio: 'Trattato come Totò Riina'

La questura di Roma ha ordinato funerali privati per Fabrizio Piscitelli. Il capo ultrà della Lazio, pregiudicato per traffico di droga e ucciso mercoledì al parco degli Acquedotti con un colpo di pistola alla testa. Motivi di ordine pubblico, come scrive il questore Carmine Esposito: "Il rito funebre di Fabrizio Piscitelli celebrato in forma pubblica, con grande risalto mediatico, potrebbe determinare gravi pregiudizi per l'ordine e la sicurezza pubblica. La partecipazione emotiva dell'intero contesto nazionale delle tifoserie rischia di sfociare in incidenti". Come quelli con i giornalisti sul luogo dell'omicidio. 

La cerimonia si dovrà svolgere martedì prossimo alle sei del mattino nella cappella del cimitero di Prima Porta, dove riposano personaggi storici biancocelesti come Tommaso Maestrelli e Giorgio Chinaglia. Ma la famiglia di Diabolik si ribella e annuncia un ricorso d'urgenza al Tar del Lazio. L'avvocato Marco Marronaro commenta: "A parte i mafiosi Totò Riina e Bernardo Provenzano non ricordo provvedimenti simili per altre persone, proveremo a ottenere funerali pubblici a settembre". La moglie Rita ha scritto una lettera aperta: "Lo state uccidendo di nuovo, tanto quanto il killer che lo ha sorpreso alle spalle. Garantisco che non ci saranno problemi di ordine pubblico. Fabrizio non era un mafioso e non meritava di morire così, come nessuno merita di morire così". 

L'attenzione è comunque massima. Sempre secondo il Corriere della Sera, i gruppi ultras di tutta Italia sono già mobilitati: a Roma si attende l'arrivo di centinaia, forse migliaia di tifosi di molte squadre, anche rivali storiche della Lazio. 
Intanto l'inchiesta sull'omicidio (in cui si contesta l'aggravante del metodo mafioso) prosegue sui rapporti tra i gruppi che si sono spartirti le piazze della droga. Dietro l'agguato potrebbe esserci una guerra tra gruppi malavitosi attivi nella Capitale, compresi quelli albanesi. Oppure uno sgarro personale. Mercoledì i killer potrebbero essere stati ripresi dalle telecamere, ma tracce dei mandanti si cercano anche nel materiale contenuto nei tre smartphone della vittima sequestrati dalla polizia. 

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