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  • #DIMARZIOALERT: 'A casa di Ibra'

    #DIMARZIOALERT: 'A casa di Ibra'

    Giù il finestrino: "Scusi, ma è quella la villa di Ibra?", in un italiano perfetto. Con la curiosità del turista italiano (sportivo) che preferisce vedere dove ha comprato casa Zlatan piuttosto che perdere tempo in un museo. Siamo a Malmö, qui ha giocato e vinto ieri la Juve. Qui è nato e cresciuto Ibrahimovic. Tappa obbligata per chi ama scoprire e viaggiare nel mondo dei campioni con le scarpette. Non fa freddissimo, la luce del giorno se ne va presto, alle quattro è già buio. 

    Questo è il sud della Svezia, circa trecentomila abitanti e l'unico tassista dj del pianeta terra. Si chiama Prince, dice di essere nato a Trieste, in macchina ha una sorta di console al posto della radio, mette a tutto volume l'inno della Juve remixato e giura di aver fatto da guida a Ramazzotti nel 1992. "L'ho scoperto io, Eros", farfuglia in uno svedese con qualche mezza parola italiana, incomprensibile. "E sono anche amico di Zlatan da quando avevo 5 anni", ho capito sì. Questo pensa di aver trovato un pesce lesso che abbocca ad ogni favola, pago la corsa e mi faccio lasciare a Rosengard. Che si pronuncia più o meno Rusengord, almeno se venite lo sapete già. Il quartiere è povero, popolato da molti immigrati e si divide dal resto della città con una sorta di linea retta che la taglia a fette. Mi dicono di fare attenzione camminando, di non fare troppo il curioso, meglio non rischiare. Eppure non mi succede nulla, anzi. Alcune facce sono losche, ma la maggior parte dei visi dolci e sinceri, con la voglia di aprirsi. 

    "Sono orgoglioso di vivere dov'è cresciuto Ibra", mi confessa un ragazzo che potrebbe essere indiano o pakistano dai lineamenti. Sta tornando a casa dal lavoro, a pochi passi dal suo portone c'è un campo strutturato con una recinzione, due porte e il terreno fatto di scarpe da calcio riciclate, sembra di affondarci dentro da quanto è morbido. 

    Si chiama Zlatan Court, è il suo regalo al quartiere della sua vita, di fronte c'è il palazzo dove abitava con la madre. Al quarto piano. Le orme per terra, le sue parole scolpite nella targhetta d'ingresso: "Questo è il mio cuore, la mia storia, il mio gioco. Portateli nel futuro", mentre dal passato arriva il primo giornalista ad averlo intervistato. Aveva 18 anni e giocava in B nel Malmö, Ibra. I capelli sono corti, il sorriso come mai successivamente nella vita. Rune Smith si conserva gelosamente quel foglio di giornale. C'è un titolo che provo a capire senza chiedere traduzioni. "Italien", quello l'ho intuito. "Entro tre anni giocherò in Italia, il mio sogno è all'Inter". Ce ne metterà quattro, prima passerà dalla Juve. Un giorno magari tornerà, da noi. 

    Forse solo in vacanza con Osmanovski. Ve lo ricordate? Giocava nel Bari e nel Toro, era l'idolo da bambino di Zlatan, adesso fa il team manager nell'Under 21 del Malmö e l'ingegnere a tempo perso. "Mi manca l'Italia, vengo ogni tanto con mia moglie d'estate", ammette. E già m'immagino il finestrino giù, in qualche litorale pugliese sotto il sole cocente. "Scusi, ma lei non è quello che giocava nel Bari?". E che un certo Ibra ammirava in tv. Al quarto piano, in un palazzo sbiadito di Rosengard. Con la o che si legge u. 

    Gianluca Di Marzio (giornalista Sky Sport)

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    L'utente NeroAzzurro2010 domanda: "Mi scusi di marzio ma quante probabilità concrete ci sono che firmino arrivi all inter?"

    Gianluca Di Marzio risponde: "Piace ma al momento non ci sono trattative" 
     

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