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  • Dio salvi la Premier da Conte e Mazzarri

    Dio salvi la Premier da Conte e Mazzarri

    • Fernando Pernambuco
    E ora arriva in Premier anche Mazzarri! Dopo Ranieri, Conte, Guidolin, sembra che l’italomania  stia dilagando nelle lande del calcio inglese. L’effetto Leicester avrà sicuramente influito, ma non è stato determinate. Piuttosto c’è da domandarci: che Premier ci aspetta? Una buona dose di retorica sentimentale, non nascondiamecelo, ha accompagnato la vittoria del Leicester. E, d’altra parte, non poteva essere che così: l’ultimo della classe che arriva primo, Davide che abbatte Golia, Ulisse che beffa il ciclope, il topo che spaventa il gigante e così via. In più la vicenda umana del “galantuomo abbacchiato” Ranieri, eterno secondo, senza grinta, e sempre assai poco considerato in patria.

    Quella di Ranieri-Leicester ha tutte le caratteristiche per essere qualcosa a metà tra una parabola evangelica e una fiaba. Ma ora un po’ di tempo è passato, la favola ha raggiunto il suo epilogo e anche se da italiani abbiamo tifato Leicester, possiamo dircelo: quel primo posto in Premier sa di scudetto. E di scudetto antico. In che senso? Nel senso che Ranieri, molto intelligentemente, ha impostato la sua squadra giocando all’ italiana, come si diceva un tempo. E cioè: tutti indietro con ripartenze micidiali.

    E’ l’assunto che vuole le cosiddette squadre “femmine” (ovvero più deboli dal punto di vista tecnico e atletico) impostate per subire il gioco e poi colpire in contropiede. Brera ne fu il cantore, Bearzot il profeta. Di necessità virtù, realismo e ragion di risultato sono gli ingredienti che amplificano il rocchiano (da Nereo) assioma: “primo non prenderle”. Un vintage che si ammanta di un nuovo splendore. Basti pensare a Simeone e all’Atletico, che qualcuno ha bollato come “anticalcio”. Se pensiamo al prudente Guidolin e ci aggiungiamo Mazzarri non rischiamo di avere, in Premier, più d’una replica di Napoli-Udinese. Anche Conte non sembra dare così tante garanzie di gioco arioso e spettacolare. Quella spensierata libertà del gioco all’ inglese (da molti accusato di imperizia tattica) ha fino ad ora garantito un bello spettacolo. Speriamo che la legione italiana non  trasformi  la Premier in un fulgido esempio di ragioneria.

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