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  • Diritto in gol: come valorizzare il calcio giovanile italiano?

    Diritto in gol: come valorizzare il calcio giovanile italiano?

    Calciomercato.com ha chiesto all'Avv. Jean-Christophe Cataliotti, Agente FIFA e titolare dei corsi di Reggio Emilia per aspiranti osservatori e intermediari (per info si rimanda al sito www.footballworkshop.it), di fare il punto della situazione su dove sta andando il calcio italiano giovanile tra normative già esistenti e norme ancora da scrivere.

    Il complesso e variegato mondo del calcio giovanile si sta inevitabilmente dirigendo verso nuove norme atte a stimolare maggiormente l'investimento nei vivai nazionali. Lo impongono, in primis, le norme volute dalla UEFA sul Fair Play Finanziario che spingono le società a credere sempre più nei giovani calciatori per calmierare le spese di mercato e non andare in default. Ma sono anche i risultati sportivi che hanno aperto il dibattito sulle riforme. L'Italia è sempre stata abituata a vincere sul campo sia a livello giovanile che a livello di prime squadre. Ma sembra che sia stato fatto un passo indietro.

    E allora perché non cercare di emulare le altre nazioni a noi vicine sia calcisticamente che geograficamente? Perchè non imitare, ad esempio, la Germania? Le vittorie in campo internazionale delle formazioni tedesche trovano la loro origine proprio negli investimenti compiuti sui vivai: nella stagione 2013-2014 sono stati stanziati circa 85 milioni di euro in infrastrutture per i giovani! E i risultati si sono visti: basti pensare che ben sette degli undici titolari indiscussi della Germania campione del mondo 2014 facevano parte della squadra che nel 2009 conquistava in Svezia il titolo di campione d'Europa under 21. I vari Neuer, Kroos, Howedes, Boateng, Khedira, Ozil e Humels sono l'esempio perfetto di come una corretta programmazione sui giovani possa essere il punto di partenza per giungere a obiettivi di inestimabile valore.

    Ma non sono di certo sufficienti gli investimenti di tipo economico. Bisogna anche credere nei giovani calciatori offrendogli la reale possibilità di dimostrare sul campo le loro potenzialità. Ed ecco spuntare le riforme! Più calciatori cresciuti nei nostri vivai a fare capolino in prima squadra e meno calciatori stranieri: la ricetta sembrerebbe essere questa. In particolare, nelle rose di serie A (25 calciatori) dovranno trovare diritto di far parte della rosa 4 calciatori cresciuti in Italia e 4 cresciuti nel vivaio del club per cui sono tesserati. E ancora: gli under 21 potranno essere liberamente tesserati, mentre per i giovani extracomunitari le aspettative di giocare in Italia saranno condizionate da tali requisiti: il giovane extracomunitario al primo tesseramento dovrà essere residente in Italia ed essere entrato nel nostro Paese con i genitori non per ragioni sportive e comunque aver frequentato la scuola per almeno quattro anni; tali calciatori potranno andare ad occupare un posto in prima squadra - sostituendo altro calciatore extracomunitario - solo nel caso si esistenza del contratto da professionista da almeno 3 anni (dal 2012).

    Ma lo spazio ai giovani calciatori italiani verrà loro concretamente riservato? O si continuerà la caccia al talento straniero?
    Un'altra novità dovrebbe indurre a puntare sempre più sui nostri giovani calciatori: la riduzione a due extracomunitari - anziché 3 - nelle rose di serie A! 
    A questo punto, maniche rimboccate per tutti, dai dirigenti, passando per osservatori e procuratori (i futuri intermediari), fino agli allenatori, perché i virtuosi programmi federali possano trovare riscontri realmente positivi. E non rimanere solo utopistici progetti...

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