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Dominio Juve col Chievo! Applausi ad Allegri, Ronaldo ha già preso le misure

Dominio Juve col Chievo! Applausi ad Allegri, Ronaldo ha già preso le misure

  • Giancarlo Padovan
Chi dice (e c’è già e ci sarà sempre) che Cristiano Ronaldo si è visto poco nel suo esordio a Verona contro il Chievo, o è incompetente o è in malafede.

Ronaldo ha tirato sei volte verso la porta. In tre occasioni avrebbe potuto far gol (palla fuori di un niente, miracolo di Sorrentino, salvataggio straordinario di Cacciatore), in altrettante ha tentato di segnare su palle difficili o defilate. 

Nel primo tempo la Juve ha finto che non ci fosse. Ad ogni suo scatto in profondità, nessuno lo ha assecondato con il lancio. Due volte l’ha ignorato Bonucci, altrettante Cuadrado (e sulla seconda c’era superiorità numerica in area), tre Pjanic, una Dybala.
Il bello di Ronaldo non è avere cercato il gol con tanta frequenza - è ovvio per un fenomeno che segna una rete ogni 81 minuti - ma avere trovato il dialogo con i compagni, essersi impegnato nelle ripartenze, avere partecipato all’abbassamento sotto la linea della palla.

Certo, in fase di non possesso, non si sobbarca tutto il lavoro che faceva Higuain, ma Ronaldo ha già capito che l’Italia (e la sua organizzazione difensiva) non è la Spagna e nemmeno l’Inghilterra.

Lui avrebbe potuto segnare, ma la Juve avrebbe dovuto giocare meglio.

Innanzitutto in difesa: ha subito due reti da altrettante conclusioni in porta. Sulla prima ha dormito Bonucci (che si è perso Stepinski sul cross di Giaccherini), mentre Chiellini non ha stretto. Sul secondo è stato Cancelo a provocare il rigore (fallo su Giacchierini) che ha portato in vantaggio il Chievo (trasformazione dello stesso ex juventino).

La partita l’hanno vinta Alex Sandro e Bernardeschi. Non solo perché l’ex fiorentino, subentrato a Cuadrado, ha realizzato il gol del 3-2 al 48’ proprio su assist del brasiliano, ma anche perchè con loro (e l’allargamento di Ronaldo a sinistra) sono tornate a funzionare le corsie esterne.

Non va sottovalutato, infatti, che al 41’ della ripresa era stato annullato il gol di Mandzukic (entrato al posto di Douglas Costa) per una carica di Ronaldo su Sorrentino. Anche in quel caso l’azione aveva preso sviluppo da un’incursione di Alex Sandro che nel finale ha saltato sistematicamente il proprio avversario chiudendo con assist e cross.

A Bernardeschi, poi, va ascritto un gol e mezzo. Quello realizzato alla fine e il precedente che è servito per riequilibare, al 29 della ripresa, un risultato che stava sfuggendo. Suo, infatti, il calcio d’angolo sul quale si è avventato Bonucci che, però, non ha toccato la palla, finita sulla testa del clivense Bani e poi in rete.

Anche Allegri ha i suoi meriti. Se, infatti, ci sarebbe da eccepire sulla formazione iniziale (Dybala non è in condizione, Cuadrado è sventato, Khedira ha segnato ma è troppo posapiano), gli interventi in corso d’opera sono stati felici e costruttivi.

Togliere Douglas Costa, ormai piantato nel secondo tempo, ha avuto il potere di liberare Alex Sandro. Con Mandzukic al centro, si è allargato Ronaldo a sinistra e Bernardeschi a destra. L’inserimento finale (ma mancavano dieci minuti con il recupero) di Emre Can ha avvicinato la Juve al vantaggio (colpo di testa in tuffo del tedesco) prima di coglierlo effettivamente.

Mettere in dubbio la legittimità della vittoria bianconera, solo perché acciuffata alla fine di un’ansiogena rincorsa, sarebbe puerile. Per numero di occasioni e dominio del gioco c’è stata solo una squadra in campo. E nel primo tempo, fino al pareggio di Stepinskj, il Chievo non ha mai tirato in porta. 

Abissale - e si sapeva- anche la differenza tecnica. Solo una Juve accaldata e superba non è stata in grado di colpire a suo piacimento nella prima mezz’ora.

 D’accordo, il terreno di gioco era arido e la palla non filava regolare, tuttavia gli errori non sono venuti dal mancato controllo o dalla fluidità, ma dalla mancata attenzione e dall’eccesso di  presunzione.

Insomma, se complessivamente ci si aspettava di meglio dalla Juve, è in relazione all’inizio della gara, quando la trasferta con il Chievo sembrava un allenamento. Sul resto del giudizio pesa il caldo e la condizione approssimativa.

 Ronaldo, per esempio, ha 18 giorni di allenamento nelle gambe. D’accordo che lui lo fa anche da solo e spesso in vacanza, ma i compagni devono imparare a conoscerlo in tutte le sue sfaccettature e lui adeguarsi ad una squadra non ancora e non sempre bellissima. 

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