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  • Donnarumma e quelle lacrime mal versate: la mossa di Maldini è da grande Milan, ma la sconfitta sportiva è doppia
Donnarumma e quelle lacrime mal versate: la mossa di Maldini è da grande Milan, ma la sconfitta sportiva è doppia

Donnarumma e quelle lacrime mal versate: la mossa di Maldini è da grande Milan, ma la sconfitta sportiva è doppia

  • Alberto Cerruti
    Alberto Cerruti
Tutti, ma proprio tutti, sono d’accordo sulla decisione del Milan che non ha ceduto al ricatto di Raiola, perdendo così Donnarumma. Giusto, giustissimo, perché il vero sconfitto di questa estenuante telenovela è il ricco, ma evidentemente non abbastanza, procuratore del portiere, ormai ex rossonero, oltre che di tanti altri campioni. Anche Gigio esce sconfitto, a livello di immagine soprattutto dopo avere baciato la maglia rossonera e avere espresso il suo desiderio di rimanere, con quelle lacrime dopo il confronto con gli ultras, fuori dai cancelli di Milanello poche ore prima della partita contro il Benevento. Quelle lacrime avrebbe dovuto versarle davanti a Raiola, facendogli capire il suo amore per il Milan e il conseguente desiderio di rimanere, a costo di guadagnare qualche milione in meno che avrebbe poi ripreso nel corso degli anni

Invece Donnarumma è rimasto ostaggio di Raiola, incapace di fargli capire, almeno in privato, che le sue richieste erano eccessive e quindi si poteva trovare un onorevole compromesso economico, nell’interesse di tutti. Pensate, infatti, quanto ci avrebbe guadagnato il portierone nella considerazione dei tifosi e della gente comune se fosse riuscito a frenare le pretese di Raiola. E pensate anche quanto ci avrebbe guadagnato lo stesso Raiola, se non avesse tirato la fatidica corda. Invece nessuno dei due ha fatto un passo indietro, o avanti secondo i punti di vista, e quindi il Milan si è opportunamente cautelato cercando un’alternativa. 

E soprattutto si è mosso con perfetto tempismo, perché non è passata nemmeno una settimana prima della firma del nuovo portiere rossonero, il nazionale francese del Lilla Mike Maignan, 26 anni il prossimo 3 luglio. Una mossa degna della difesa del grande Milan che con Maldini in campo sapeva mettere in fuorigioco gli avversari più pericolosi, con un semplice scatto in avanti. Come erano perfettamente allineati Tassotti, Baresi, Costacurta e lo stesso Maldini, così sono stati allineati Singer, Gazidis, Maldini e Massara. E mai come stavolta una decisione della società è stata accolta con favore da tutti, in generale perché i ricatti non piacciono a nessuno, in particolare perché in questa epoca di grave crisi, rompere una trattativa perché si chiedono commissioni milionarie sembra una autentica provocazione. Detto questo, non si può negare però che la vittoria di principio del Milan fa passare in secondo piano la sconfitta sportiva del club rossonero, per due motivi. 

Quello più evidente, che potrà tornare a galla nei prossimi anni, è il fatto di vedere Donnarumma con un’altra maglia, peggio ancora se della Juventus, oltre che con quella della Nazionale, perché non ci sono dubbi sul fatto che sia lui il degno erede di un altro Gianluigi, l’eterno Buffon. Al di là di tutti i discorsi sui soldi, non si può negare, infatti, che Donnarumma a livello tecnico sia un campione, in grado di fare la differenza come un grande attaccante e il Milan lo sa bene perché anche quest’anno è stato spesso salvato dai suoi interventi. Con i suoi 22 anni, tra l’altro quattro meno del suo sostituto francese, Donnarumma è, anzi era, una garanzia per il presente e per il futuro rossonero, mentre Maignan è ancora tutto da scoprire. E’ chiaro che ormai non c’erano più margini per trattare, visto che le due parti si erano irrigidite nelle rispettive posizioni.

Ma proprio il fatto che non ci sia stato il modo per prevenire questa situazione rappresenta l’altra sconfitta strategica del Milan, che avrebbe dovuto muoversi molto prima, come poi ha fatto bloccando in anticipo Maignan. Il primo errore, per la verità, è stato commesso dalla precedente gestione che non riuscì a far firmare a Donnarumma un contratto più lungo. Ma soprattutto la stagione scorsa, o al più tardi in questa, magari sfruttando le soste del campionato, si poteva e si doveva cercare di intavolare una trattativa. Lasciar passare il tempo si è rivelata una strategia come minimo rischiosa. Poi, infatti, in assenza di un minimo di diplomazia, si è arrivati fatalmente a questo clamoroso addio in cui, come in tutti i divorzi, ci perdono tutti: Raiola che vede allontanarsi un pacco di milioni, ma anche il Milan che vede allontanarsi un grande portiere.
 

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