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  • Dossier Infantino – 1  La strana scelta di trasferirsi in Qatar, quell'amicizia sconveniente e l'indagine svizzera

    Dossier Infantino – 1 La strana scelta di trasferirsi in Qatar, quell'amicizia sconveniente e l'indagine svizzera

    • Pippo Russo
      Pippo Russo
    Un'amicizia imbarazzante da rompere immediatamente. Per Giovanni Vincenzo Infantino al secolo Gianni, presidente della Fifa che si appresta a essere rieletto nel prossimo mese di marzo a Kigali (Ruanda) da candidato unico, il lungo mese di Mondiali in Qatar ha un epilogo che occupa soprattutto le colonne del gossip. Tutta colpa di Nusret Gökçe, meglio noto come Salt Bae, un cittadino turco etichettato come “macellaio e ristoratore”, nonché proprietario di una catena di steak house, che volentieri avremmo fatto a meno di conoscere.

    Il soggetto è un mix fra Antonino Cannavacciuolo e Gianluca Vacchi, e armato di cotanta sobrietà è riuscito a imbucarsi la scorsa domenica sul prato dell'Iconic Stadium di Lusail, mentre i calciatori della nazionale argentina festeggiavano la vittoria mondiale. Ha avuto pure l'ardire di farsi fotografare mentre impugnava la coppa del mondo, ciò che è stato il vero motivo di scandalo. Possibile che un totale estraneo possa entrare in campo nel momento più solenne del ciclo calcistico mondiale quadriennale?

    Possibile, quando c'è di mezzo un personaggio come mister Salt Bae. Che se è riuscito a intrufolarsi lì dove mai avrebbe dovuto essere, deve forse dire grazie alla sua ex amicizia con Infantino. Ex, appunto. Perché dopo l'episodio il capo del calcio mondiale ha revocato il follow all'account del macellaio dandy. Un gesto d'esemplare durezza, non c'è che dire. Al pari dell'indagine avviata dalla Fifa, che finirà nel porto delle nebbie. Rimane il vasto book di foto che immortalano Infantino e Salt Bae in pose chiaramente confidenziali. Una patina di tempo andato le seppellirà.

    Per un'amicizia che si rompe in modo (forse) irrimediabile, eccone un'altra che invece dà impressione di resistere a qualsiasi pressione: quella col Qatar. Il presidente della Fifa è stato il più strenuo difensore dell'emirato, sia riguardo alla scelta di disputare un mondiale a quelle latitudini, sia per tutti gli aspetti legati al rispetto dei diritti civili e dei lavoratori. Una tematica, quest'ultima, sulla quale Infantino ha tenuto per tutto il torneo un atteggiamento minimizzante, ai limiti dell'insulto.

    Immigrato di lusso a Doha – Si dirà che da capo dell'ente organizzatore dei mondiali Infantino non potesse non difendere Qatar 2022. Una questione di dovere d'ufficio, insomma. Argomentazione valida soltanto parzialmente, poiché la posizione pro-Qatar 2022 non comportava di per sé scagliarsi contro l'Occidente (ma quale?), o parlare dei migranti morti nel Mediterraneo (ma cosa c'entra?), o dire che l'emirato si avvii a essere un faro di civilizzazione del Medio Oriente soltanto perché ha avviato modeste riforme nella legislazione del lavoro. Ma al di là delle posizioni assunte nei mesi scorsi, ciò che più merita di essere rimarcato è che il legame fra Infantino e il Qatar è ormai di lunga data, ben consolidato. E ha registrato un passaggio cruciale con la decisione del presidente Fifa di trasferire la residenza a Doha, per sé e la famiglia. Una scelta inusuale, realizzata a ottobre 2021 e giustificata con la necessità di seguire da vicino l'approssimarsi ai mondiali di novembre-dicembre 2022. Due delle quattro figlie del presidente Fifa sarebbero state iscritte presso istituti scolastici di Doha, come ha riferito tempo fa il quotidiano svizzero Blick E a Zurigo, sede centrale della Fifa, hanno preso a vederlo sempre più di rado.

    La motivazione di dover seguire passo dopo passo l'avvicinamento al Mondiale è per lo meno originale, certamente un inedito. Come affermato dal predecessore di Infantino, Joseph Blatter, nessun presidente della Fifa aveva mai fatto una scelta del genere.Né lo stesso Infantino ha fatto altrettanto in occasione dell'altro mondiale che si è svolto sotto la sua presidenza, Russia 2018. Ma allora perché questa decisione di fare l'emigrante di lusso in Qatar? E soprattutto, adesso che i Mondiali si sono chiusi da quasi una settimana, il capo del calcio mondiale ha intenzione di tornare nel suo paese e di governare dalla sede centrale l'organizzazione di cui è presidente?

    Per il momento non vi sono risposte a questi interrogativi. Però si sa per certo che la popolarità del presidente Fifa presso i suoi connazionali è ai minimi termini. Lo contestano persino a Briga, la cittadina del Canton Vallese che gli ha dato i natali. Nei giorni in cui si svolgevano i mondiali, le strade di Briga sono state attraversate da automezzi che portavano in giro pannelli in cui erano impressi messaggi di contestazione a Infantino. Veniva stigmatizzato, ancora una volta, l'atteggiamento troppo cedevole rispetto alle morti nei cantieri delle opere di Qatar 2022.

    Un fatto molto significativo, se si pensa che certamente Infantino è il cittadino più illustre nella storia di Briga. E altrettanto significativo è che nell'altra cittadina del Vallese che ha dato i natali a un presidente Fifa (Visp, dove è nato Blatter) non pensino minimamente di rinnegare il loro figlio più illustre. Dunque deve esserci qualcosa che va oltre i meri fatto contestati. Infantino non piace proprio, non appassiona. È un leader per caso, privo di ascendente e ampiamente disistimato. Se decide di tenersi lontano dalla Svizzera, sarà anche per questa disaffezione da parte dei connazionali. Ma non soltanto.

    L'indagine della magistratura svizzera – C'è sicuramente il rapporto di vecchia data coi qatarioti. Un rapporto che risale al tempo in cui Infantino era segretario generale Uefa e, fra le altre cose, sovrintendeva all'applicazione del fair play finanziario. In quella veste, come hanno svelato le carte di Football Leaks, si è occupato del dossier relativo al Paris Saint Germain (oltreché del Manchester City), sanzionato in misura molto blanda. Da lì il rapporto con l'universo politico-sportivo dello sport qatariota è andato in crescendo. E dopo l'elezione a capo della Fifa, avvenuta nel 2016, è giunta l'inopinata decisione di ritirare la denuncia che la Fifa aveva sporto nei confronti di Nasser Al-Kehlaïfi, presidente del PSG e uomo forte dell'emiro nelle questioni sportive.

    Al-Kehlaïfi era finito sotto inchiesta della magistratura elvetica con l'accusa di corruzione attiva nei confronti dell'ex segretario generale della Fifa, Jérôme Valcke. Nel 2020, sotto la presidenza di Infantino, la Fifa ha deciso di ritirare la denuncia contro il presidente del PSG. Le parti sono giunte a un accordo amichevole, i cui dettagli non sono stati resi pubblici. E nel segno dell'amicizia proseguono i rapporti fra Infantino e il Qatar. Proseguono anche le indagini della magistratura svizzera, che però adesso puntano direttamente Infantino. Al centro dell'attenzione sono gli incontri segreti fra il presidente della Fifa e l'ex procuratore generale della confederazione, Michael Lauber. Se ne parlerà nella prossima puntata. Ma chissà se l'inchiesta pendente è fra i motivi del trasferimento di Infantino in Qatar.

    (1. continua)

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