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  • Doveva essere il nuovo Sivori, purtroppo era solo Dybala

    Doveva essere il nuovo Sivori, purtroppo era solo Dybala

    • Marco Bernardini
      Marco Bernardini
    È uscito in questi giorni un libro prezioso scritto da Andrea Bosco per le edizioni Minerva. Occasione giusta per fare un regalo di Natale utile a chi ama il gioco del pallone come espressione dell’’arte e del genio. In copertina, per un’immagine fotografica in bianconero, la figura inconfondibile del protagonista di una vicenda, soprattutto juventina e poi anche un poco napoletana, leggendaria tanto quanto lo fu il suo autore. “Omar Sivori, un angelo dalla faccia sporca” è il titolo di questa fatica letteraria che oggi ha ancora più senso dopo la scomparsa di Diego Armando Maradona anche lui argentino e poeta del calcio.

    Una storia bellissima che avrebbe potuto e anche dovuto riproporsi in chiave contemporanea per la serie piuttosto rara del “a volte ritornano”. Rivedere, insomma, un campione con addosso la maglia della Juventus capace di deliziare i tifosi e di stimolare la loro fantasia attraverso l’uso della memoria e del ricordo sembrava cosa fatta quando, cinque stagioni fa, da Palermo arrivò a Torino un giovanissimo e talentuoso “numero 10” di nome Paulo Dybala detto anche la “Joya”, il gioiello.

    Cinque anni sono lunghi e dovrebbero essere serviti per consolidare nel cemento ogni tipo di aspettativa mostrata e dichiarata da tutti coloro che in Dybala avevano giurato di vedere una fotocopia in chiave attuale di Omar Sivori. Invece è andato tutto molto diversamente a causa di un saliscendi imprevedibile che ha costretto alla cancellazione di quella grande speranza mai veramente sbocciata come un bel fiore. Oggi, purtroppo, ci troviamo a dover fare i conti con una realtà ben diversa e soprattutto con un campioncino il quale avrebbe dovuto essere Omar Sivori ma che invece è soltanto Paula Dybala.
     
     

    Sul perché di questo innegabile “fallimento” è possibile fare un numero incredibile di ipotesi. Responsabilità assortite di entrambe le parti in causa, magari. Ciascun ragionamento in proposito avrà un suo valore. Lui, Dybala, che presume di se stesso o avrebbe avuto la necessità di una squadra al suo servizio. Oppure le “distrazioni” esterne condite da cattivi consigli. Infine una società che non ha capito fino in fondo il suo campione chiedendogli troppo e coccolandolo poco. Ogni opinione può avere una sua validità, ma il risultato non cambierà.

    Alla fine di questi cinque anni per Dybala alla Juventus è tempo di sentire un requiem. Un vero spreco per entrambi, comunque, anche se l’impressione è che in futuro sarà Dybala a rimpiangere l’occasione della vita perduta e svanita insieme sogno di poter essere Omar Sivori.

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