Riparte l’insostenibile retorica su Napoli
Napoletano? Sì. Emigrante? No, veramente… Come no, emigrante? Ma perché, scusate, il napoletano nun po’ viaggia’. Quanto deve aver goduto Troisi a dire quelle cose all’Italia intera nei primi anni Ottanta. A quelli che ancora oggi immaginano che a Napoli da piccoli ti insegnino a suonare i mandolini e cose simili.Ecco, la lezione dell’indimenticato Troisi la vorrei applicare al calcio: lo scudetto della speranza, il riscatto sociale, la grande amnesia che abbraccia un popolo intero, è cominciata la sinfonia dei soliti tromboni: insomma, ci dimentichiamo della monnezza perché siamo secondi in classifica.
Scusate: ma non possiamo avere una squadra che va forte e basta? Perché il calcio a Napoli deve essere addobbato di quest’inutile retorica trita e ritrita? Tante cose non funzionano, direi troppe, e qualcuna sì. Per ora, la squadra di calcio. Non credo che mia madre – arcitifosa degli azzurri e del Pocho – ieri mattina sia stata più contenta di vedere i cumuli d’immondizia sotto casa solo perché abbiamo vinto a Marassi.Oggi in riunione il direttore Polito, che pure non è di Bolzano, mi chiede: ma è vero che la squadra sta facendo dimenticare i guai della città? Direi di no, rispondo. Non ci sono stato, tornerò in settimana, ma ne dubito fortemente. Mica abbiamo l’anello al naso. E’ come se fossimo sempre quelli cui regalavano una scarpa prima delle elezioni con la promessa che dopo lo spoglio ci sarebbe stata donata anche l’altra. Ma perché dobbiamo essere sempre folclore? Sono stato a Genova nel fine settimana e sono rimasto colpito: è una città anche pericolosa, camminare tra i carrugi di sera non è la cosa più divertente che ti possa capitare, però – diamine – una passeggiata al Porto sotto le stelle (e dopo aver vinto uno a zero) è più che gradevole. Hai la sensazione di una città curata, non come da noi dove l’apertura di un pontile a Bagnoli ce la spacciano come la costruzione della Torre Eiffel. Osservavo Genova dal mare e mi chiedevo come poteva mai sperare Napoli di ottenere la fase finale dell’America’s Cup. Non c’è niente da noi. E così sarà anche dopo. Niente, il resto di niente direbbe qualcuno. Però con una squadra seconda o terza o quarta in classifica. Tutto qua.