Calciomercato.com

  • È una Lazio vuota: dal sogno scudetto al peggior avvio dell'era Inzaghi, numeri horror. E il mercato è un flop

    È una Lazio vuota: dal sogno scudetto al peggior avvio dell'era Inzaghi, numeri horror. E il mercato è un flop

    • Luca Fazzini
    C'è una riga, in questo 2020, che squarcia a metà un anno decisamente maledetto. Un segno marcato, inciso nel calendario: è quello del primo lockdown, molto più simile ad una gomma per cancellare che a uno specchio. Perché nel riflesso dei mesi successivi, di similitudini con il passato ce ne sono ben poche. Fuori dal campo, soprattutto, ma anche dentro. Chiedere alla Lazio, che dalla ripresa del campionato, a giugno, si è scoperta completamente diversa da quell'aggregato di armonia dell'avvio di stagione. Un'armonia che, dalle parti di Formello, sembra essere scomparsa.
     
     

    Perché se fino a maggio il sogno, accarezzato con reale fiducia, era quello dello scudetto, il campo ha poi raccontato di una squadra letteralmente crollata in estate. Fino allo stop, Immobile e soci avevano collezionato 21 risultati utili consecutivi; da giugno, invece il conteggio recita 24 partite, 10 vittorie, 4 pareggi e 10 sconfitte, con più gol subiti (40) che segnati (38). L'avvio di questa stagione non è migliore: il pareggio di ieri a Benevento ha regalato ai biancocelesti il 18° punto in 12 partite. Il che equivale alla peggior partenza in Serie A della gestione Inzaghi: nel 2016-2017 e nel 2018-2019 furono 22 punti, nel 2017-2018 addirittura 31, l'anno scorso 24. Differenze notevoli, che non spiegano in toto il momento della Lazio. La squadra, rispetto all'anno scorso, quando poteva contare su un solo impegno settimanale, sembra aver perso idee, convinzioni, entusiasmo. Il 3-5-2 di Inzaghi non è più una macchina perfetta. Anzi, rischia di essere prevedibile. La conferma è la sfida del Vigorito, preparata perfettamente dal fratello Pippo. La certezza, a oggi, si chiama Ciro Immobile, (quasi) sempre in gol. Manca, però, il ricco apporto di Milinkovic e soprattutto di Luis Alberto, apparso stanco e decisamente lontano dai numeri dell'anno scorso. 

    MERCATO INSUFFICIENTE - Vero, c'è l'attenuante Champions League. Un impegno gravoso, decisamente più impegnativo e delicato rispetto a quell'Europa League che spesso, negli anni precedenti, la Lazio non aveva affrontato con tutti i titolari. C'è di più: in campo europeo - pur non senza rischi e brividi - la Lazio ha fatto il suo, qualificandosi agli ottavi di finale dove sfiderà il Bayern. È però altrettanto vero che la squadra non sembra essere stata costruita perfettamente per il doppio impegno. L'ultimo mercato è stato il più povero dal 2014-2015, naturale effetto della crisi economica generata dalla pandemia. Ma i soldi della Champions, quanto mai vitali, non sono stati investiti come ci si attendeva: 8 milioni per Fares (9 presenze da titolare, ma ci si attendeva di più), 18 per Muriqi (solo tre volte dal 1', ben otto volte assente per infortunio, oltre alla trasferta di Cagliari saltata per la positività al Covid). Il resto sono colpi low-cost che non hanno alzato la qualità della rosa. Inzaghi chiedeva un difensore di livello: è tornato Hoedt a prezzo di saldo, ma sin qui è stato utile solo come tappabuchi. Buchi e vantaggi che la Lazio, a -4 dal quarto posto ma con una gara in più, non vuole più regalare agli avversari. Da qui a Natale ci sono Napoli e Milan, un'occasione d'oro per ripartire...

    Altre Notizie