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  • Ecco perché il Milan d'Oriente è una grana anche per Berlusconi

    Ecco perché il Milan d'Oriente è una grana anche per Berlusconi

    Il Milan del passato non c'è più. Quello del presente e, ancor più, quello del futuro, su quali si attanagliano nubi profonde, fa, invece, sempre discutere. E, dopo l'inchiesta del New York Times e le perplessità della UEFA, l'incertezza regna ancor più sovrana. Tanto che torna a preoccuparsi della sua vecchia creatura anche Silvio Berlusconi, l'ex padrone che ha venduto a Yonghong Li. 

    LA VOLONTA' DI BERLUSCONI - Come scrive la Repubblica, infatti, "il leader del centro-destra è preoccupato dai guai del Milan d'Oriente: l'eventuale rivendita del club, a cifre meno fuori mercato di quella di aprile, aprirebbe gli occhi ai tifosi sugli esiti sportivi e finanziari del passaggio di proprietà, dal quale finora ha tratto vantaggio solo Fininvest". Continua, poi, la Repubblica: "Così, per scongiurare l’emorragia di voti, il patriarca muove la rete costruita nel trentennio di potere calcistico, economico e politico. E il Milan resta prigioniero di una perversa catena di interessi coincidenti, sintetizzati da un apparente paradosso: i potenziali nuovi compratori un gruppo arabo e un fondo europeo, per ora coperti entrambi dal segreto su identità e offerta vengono dirottati sulla prospettiva di sostituire Elliott nel rifinanziamento del debito di Li. Berlusconi ha tutto l’interesse a caldeggiare l’ingresso di un nuovo socio di minoranza, che affianchi Li: si parla di 30 milioni e del gruppo immobiliare saudita dei fratelli Fawaz, impegnati nell’area Falck di Sesto San Giovanni, feudo rosso passato a Forza Italia. Il sindaco Di Stefano è marito di Silvia Sardone, pupilla nella nouvelle vague del partito".

    FASSONE ED ELLIOT - "Il fondo Elliot, che ha prestato 303 milioni di euro al Milan, ha tutto l'interesse ad aspettare: per far scattare i tassi da incubo, che Li non sia in grado di onorare l'impegno oppure che un nuovo finanziatore rilevi subito il debito, pagando tutti gli interessi fino a ottobre. "Anche Fassone", prosegue Repubblica, "ha tutto l'interesse a evitare la vendita del club e a spingere per il rifananziamento del debito a tassi e durata più favorevoli: spera di conservare la posizione, magari grazie alla rinegoziazione dei diritti tv e a qualche cessione già a gennaio. È indecifrabile il ruolo del dg cinese Li Han, supervisore per Yonghong Li: se la squadra va male, non decolla il marketing in Cina, già di per sé blando".

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