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  • Tonelli: 'Sono più empolese io di chi mi critica'

    Tonelli: 'Sono più empolese io di chi mi critica'

    • L.C.
    A difendere ci è abituato: è il suo lavoro e sa farlo anche molto bene. A difendersi un po’ meno, perché è un’abitudine che aveva perso nel corso degli anni. La grinta, però, resta comunque il suo pane quotidiano. Quella che sfoderà sul campo, quando c’è da fermare un avversario con le buone (spesso e volentieri) o con le cattive (per fortuna molto più di rado), ma che stavolta serve per stoppare le critiche. Quelle che lui, Lorenzo Tonelli, ha ricevuto nel modo più assurdo - e dunque ancora più fastidioso - che ci sia. Ovvero, non per una partita giocata male, ma per una maglietta, quella della Fiorentina, indossata l’altro giorno a Roma durante una partita di beneficenza.
    Una storia ai confini della realtà, insomma, ma che è diventata maledettamente reale (purtroppo) dopo che l’immagine del giocatore in viola è stata pubblicata sui social network suscitando commenti al veleno di una parte della tifoseria azzurra (o sedicente tale...) tanto da costringere la società, in serata, ad intervenire con un comunicato a difesa del proprio giocatore.
    «È una brutta storia – confessa Tonelli  al quotidiano Il Tirreno – e mi ha dato fastidio, molto. Capisco anche che, vista la rivalità con la Fiorentina e il derby che si avvicina (il 21 dicembre al Franchi, ndr) a qualcuno quell’immagine possa non essere piaciuta. Però bisognava andare oltre, leggere che era una partita di beneficenza. Per una causa così nobile io indosserei anche una maglia con la scritta “sono un deficiente”, figurarsi se non indosso quella di un’altra squadra (fra l’altro a Tonelli quella della Fiorentina sia capitata per caso dopo che Maccarone, che indossava quella della Roma, ha spiegato agli organizzatori di voler sfidare il suo compagno sul campo, ndr)».
    Più che infastidito sembra arrabbiato.
    «È vero, lo sono. Perché ho letto commenti in cui si diceva che a me non frega niente dell’Empoli, che penso solo ad andare a giocare nella Fiorentina perché sono nato a Firenze. Bene, a questa gente vorrei dire un paio di cosette...».
    Se non è da censura può farlo anche da queste colonne...
    «A chi mi ha offeso dico che io sono più empolese di loro. Che sono in azzurro da quando avevo 10 anni e che questi colori sono i miei. Chiaro?»
    Decisamente sì.
    «Il fatto è che non mi va di essere criticato come persona da chi nemmeno sa chi sono. Solo io e le persone che mi stanno vicine conoscono i sacrifici che ho fatto per venire fuori dai momenti difficili. Anni fa tutto il Castellani mi fischiava, anche giustamente, per come giocavo. È stato un momento nero, durissimo, ma passo dopo passo ne sono venuto fuori. Devo ringraziare la società, il tecnico e il suo staff, devo ringraziare i miei compagni. Ma, consentitemelo, ci ho messo anche molto del mio. E, dopo tutto questo, tornare nel mirino per una partita di beneficenza proprio non mi va».
    Magari qualcuno si è scordato di alcuni episodi: come quando, a Brescia, tornò in campo col naso letteralmente spappolato per non lasciare i compagni in 10, a 3 minuti dalla fine, con l’Empoli avanti di 3 gol...
    «L’ho fatto e lo rifarei volentieri, sia chiaro. Al di là di quello che successe a Brescia credo di aver sempre dato tutto e non penso di meritare le offese per aver indossato una maglia di un’altra squadra a un torneo con scopi benefici».
    Non deve dimenticare, però, che quasi sicuramente si tratta di una minoranza. Rumorosa sì, ma pur sempre minoranza.
    «Lo credo e lo spero anch’io. I tifosi dell’Empoli, quelli veri che ci hanno aiutato tantissimo ad arrivare dove siamo arrivati, non sono così».
    Un’ultima curiosità: ma lei è davvero per la Fiorentina?
    «Macché. Sono stato al Franchi quando avevo 8 anni, mi ci portò mio nonno un paio di volte, poi basta. Il calcio è il mio lavoro, ma difficilmente la sera a casa guardo una partita. Non sono tifoso né della Fiorentina né di altre squadre».

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