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  • Empolimania: la genesi di una nuova era

    Empolimania: la genesi di una nuova era

    • Nico Raffi
    E' successo tutto così in fretta. Una rapidissima evoluzione degli eventi che, nel volgere di pochi giorni, ha completamente ribaltato l'universo azzurro. Giovedì: Maurizio Sarri rassegna le dimissioni da allenatore dell'Empoli. Sabato: Sarri trova l'accordo con il Napoli ed approda alla corte di De Laurentiis. Domenica: la società toscana sceglie il nome del successore. Il nuovo allenatore sarà Marco Giampaolo, che si svincolerà nelle prossime ore dalla Cremonese. E' trascorso poco più di una settimana dall'ultima giornata di campionato, eppure per l' Empoli sembra passato quasi un secolo. L'addio di Maurizio Sarri, sebbene non esattamente inaspettato, ha generato sentimenti contrastanti. Quando finisce una grande storia d'amore, travolgente e passionale, inevitabile che lasci una scia di tumulti interiori, una coda di disordini emotivi e di pulsioni contrastanti.

    Non era mai accaduto a Empoli, ambiente di per sè piuttosto freddino e poco incline a manifestazioni di acceso entusiasmo, che un'intera tifoseria e un'intera città si sentissero in piena simbiosi con il tecnico della propria squadra. Una sorta di identificazione totale che si è edificata attorno al carattere schivo, schietto, sincero e profondamente umano di Maurizio Sarri, personaggio sui generis amatissimo su queste sponde dell'Arno, tanto anomalo sul piano caratteriale, quanto innovativo sul piano tattico. Il tecnico di Figline Valdarno non è stato soltanto l'allenatore capace di trascinare l'Empoli dai bassifondi della serie B a una straordinaria salvezza in serie A. Sarri è stato l'inventore di una precisa idea di calcio che ha sorpreso per coraggio e qualità. E' stata una magica avventura lunga un triennio che ha condotto una piccola squadra di provincia ad imporre il proprio gioco al cospetto delle big del campionato italiano.

    Nessuno, a Empoli e dintorni, dimenticherà mai quello che Sarri è riuscito a realizzare prendendosi il lusso di valorizzare il materiale umano sapientemente messogli a disposizione dalla società. Da Rugani a Tonelli, da Mario Rui a Valdifiori, da Saponara a Pucciarelli, sino ai sempreverdi Croce e Maccarone. Il club toscano ha ipotecato il proprio futuro attraverso Sarri e lo stesso Sarri si è garantito il futuro attraverso l'Empoli, utilizzando la squadra azzurra come trampolino di lancio per spiccare il volo verso un sogno che sembrava impossibile. Napoli è uno di quei treni che passano una sola volta nella vita e i numerosi tifosi azzurri, oggi amareggiati per l'abbandono di quella figura che avevano eletto a idolo indiscusso, dovrebbero cercare di andare fieri di veder catapultato l'artefice principale del "miracolo" Empoli in un contesto ambientale e mediatico di grande pregio. 
    Adesso non c'è più tempo per i rimpianti. Quello che ha fatto Sarri negli ultimi tre anni apparterrà di diritto alla storia del club empolese, ma questo è il tempo della ricostruzione, della pianificazione di un nuovo progetto tecnico credibile a prescindere dal nome degli interpreti. Molti protagonisti della stagione appena conclusasi, al pari di Sarri, partiranno alla volta di lidi più ambiziosi. E' questa da sempre la politica della società azzurra: capitalizzare al massimo i gioielli forgiati in casa per garantirsi il futuro e la sopravvivenza. Siamo di fronte alla genesi di un nuovo corso e Marco Giampaolo dovrà avvertire attorno a sè fiducia e ottimismo. La stessa fiducia che, nei momenti più difficili, alcuni anni fa, fece da leva ai futuri successi dell'epopea sarriana. 
     

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