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  • Equivoci e verità: lo strano 2017 di Gagliardini, l'Inter vuole ritrovarlo

    Equivoci e verità: lo strano 2017 di Gagliardini, l'Inter vuole ritrovarlo

    • Pasquale Guarro
    Quando non c’è si sente e quando c’è manca qualcosa. Ma cosa? É l’equivoco creatosi attorno a Roberto Gagliardini, spesso al centro della critica eppure fondamentale per gli equilibri dell’Inter. A confermarlo è stato il derby perso in Coppa Italia in cui il centrocampista italiano è risultato il nerazzurro con più palloni persi, ben 21. Qualcuno lo ha fischiato ma gli stessi hanno poi dovuto ricredersi nel considerare come la sostituzione di Gagliardini abbia permesso al Milan di guadagnare metri e a Kessié di affermarsi improvvisamente come uno dei migliori in campo. Nessuno è più stato in grado di contenere gli strappi dell’ivoriano. 

    IL QUESITO - Osservazioni che Spalletti ha colto prima di chiunque altro. Il tecnico toscano mai avrebbe tolto dal campo Gagliardini se a tre giorni dal derby non ci fosse stata la fondamentale sfida casalinga contro la Lazio, diretta concorrente dell’Inter per un piazzamento in Champions. Ma a questo punto il quesito diventa un altro: a Gagliardini si può chiedere qualcosa in più oppure no? Lo stesso Spalletti ha sintetizzato un concetto corretto: «Corre talmente tanto per essere ovunque che poi qualche passaggio sbagliato glielo devi concedere». É vero. Ma è altrettanto vero che il Gagliardini di Milano è un calciatore diverso da quello di Bergamo. Forse con altri compiti, che però alla fine lo fanno apparire depotenziato. 

    COME RITROVARLO? - A Bergamo Gagliardini era un centrocampista totale, sicuramente uno dei migliori prospetti del panorama italiano. Non si limitava al pressing e al recupero palla ma si buttava dentro, creava scompiglio in area avversaria e aveva voglia di andare a vedere cosa c’era dietro la linea difensiva rivale, tanto per usare un concetto caro a Spalletti. Gagliardini all’Atalanta era in grado di procurarsi un paio di occasioni da gol nitide per ogni partita e cercava con maggiore frequenza la conclusione da fuori area. Accanto aveva Kessié, uno che correva almeno quanto lui. All’Inter non esiste un alter ego dell’ivoriano e forse questo costringe Gagliardini a non azzardare più del necessario, a non saltare mai troppe caselle. Ma questo sembra uno spreco che l’Inter attuale non può permettersi e forse un cambio di modulo (4-3-3?) potrebbe aiutare l’ex Atalantino a ritrovare sé stesso. 

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