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  • Esposito a CM: 'Mancini mi voleva all'Inter a tutti i costi. Nazionale? Mi chiamò Riva, che emozione! Allegri...'

    Esposito a CM: 'Mancini mi voleva all'Inter a tutti i costi. Nazionale? Mi chiamò Riva, che emozione! Allegri...'

    • Angelo Taglieri

    Un'escalation, che ti porta dal Pescara di Massimiliano Allegri e Sossio Aruta all'esordio in Champions, a Old Trafford, contro il Manchester United di Sir Alex Ferguson, prendendo il posto di Giuly. Sempre col sorriso stampato sul volto e gli occhi sognanti del ragazzino che a 12 anni lasciò la Campania per l'Abruzzo, inseguendo un pallone. Oggi, con la voce che si emoziona nel parlare del suo passato, Mauro Esposito rivive la sua carriera a Calciomercato.com. 

    Carriera che ha inizio a Pescara. Il Pescara di Sossio Aruta e Massimiliano Allegri...
    "A Reggio Emilia entrai al posto di Allegri, è un motivo di grande orgoglio, per me, essere subentrato a quello che poi sarebbe diventato un grandissimo allenatore"


    E cosa prova il ragazzo che sta per debuttare nel calcio dei grandi?
    "Tanta emozione. E una cosa a cui aspiri sin da quando sei piccolo, sin da quando inizi a tirare calci a un pallone, con tanta voglia. Ho iniziato che avevo 6 anni, quando è arrivato il momento del debutto, nella mia testa si rincorrevano tutti i sacrifici fatti per arrivare fino a lì"

    Che compagno di squadra era Massimiliano Allegri?
    "Sì vedeva che sarebbe diventato allenatore. Oltre alle qualità tecniche da giocatore, in campo si vedeva che era un trascinatore, un giocatore dalla grande personalità, mi fa piacere aver giocato con lui anche se ero molto giovane. Mi dava tantissimi consigli, a quei tempi non era l'Allegri che è oggi, però per me è stato bello ricevere i suoi consigli". 

    Lasciò poi Pescara per Udine nel '99, poi tornò ancora in biancazzurro nel gennaio del 2001. Quanto è stato importante l'Abruzzo nella sua crescita? 
    "Tantissimo, tantissimo. Io sono arrivato a Pescara a 12 anni e ho fatto tutto il settore giovanile fino alla prima squadra, immagina un bambino che lascia il papà e la mamma a Napoli per andare a prendersi un sogno, quello di diventare calciatore... non è mai facile. Ma avevo questa grande voglia e sono partito. Pescara per me rimane una tappa fondamentale: è la società che mi ha formato, a Pescara ho conosciuto mia moglie, ho comprato casa, ci vivo. Ho preso anche l'accento... Mi sento mezzo pescarese ormai"

    E a Pescara ha sfiorato la Serie A (stagione 1998/99)...
    "L'anno dopo l'esordio, fu bellissimo. Ero titolare e per un punto non andammo in Serie A. Quello è il rammarico più grande della mia carriera, perché andare in Serie A a 18 anni, con la squadra in cui sei cresciuto, sarebbe stato qualcosa di speciale. Non fu così, ma ciò non toglie la bella soddisfazione di quella annata"

    12 gol, secondo miglior marcatore della squadra, quell'anno. 
    "Più 7 rigori procurati, infatti Gelsi fece 13 gol, cannoniere della squadra, segnando quei 7 rigori. Che poi sbagliò quello decisivo, glielo ricordo ogni volta che lo incontro: 'con tutti i rigori che hai calciato, proprio quello contro la Reggina dovevi sbagliare!' (ride, ndr). Ma a Pescara, nonostante tutto, ci ricordano con affetto. La promozione sarebbe stata la ciliegina sulla torta, ma nessuno toglie quanto di buono fatto in quella stagione". 

    Dopo Pescara, Cagliari. Un altro pezzo importante della sua carriera. Tanti ricordi, ma se dovesse sceglierne uno? 
    "A Pescara mi sono formato, a Cagliari mi sono consacrato. Due piazze importantissime per me. Scegliere un solo ricordo è dura, 6 anni bellissimi, 3 anni di B e 3 di A tutti alla grande, con la piazza che mi ha accolto da subito. Se devo sceglierne uno, ti dico il giorno della promozione, Cagliari-Salernitana, dove feci il gol decisivo, è un ricordo che porterò per sempre nel cuore"

    E a Cagliari giocò con Zola, che lasciò il Chelsea e la possibilità di giocare in Champions per tornare a casa. 
    "Giocando con lui ho capito perché un campione è considerato un campione. Anche se era a fine carriera, 37enne, era come se ne avesse avuti 30, un professionista esemplare. Il calciatore lo conoscevamo tutti, ma la persona con cui ho avuto a che fare si è rivelata straordinaria, un'umiltà unica. Era un punto di riferimento, in campo come fuori, aver giocato con lui, per me e per i miei compagni di quel Cagliari, è motivo di grande orgoglio. Ci aiutò moltissimo"

    E chi seguiva la A all'epoca ricorda ancora, con affetto, Zola, Esposito, Suazo, Langella. Che rapporto vi legava?
    "Rapporto stupendo, lo dimostra il fatto che noi quattro ci sentiamo. Con Zola e Langella mi sono sentito la scorsa settimana. E' bello, perché nel calcio è difficile trovare grandi amicizie, fai conoscenze ma poche amicizie. In Zola ho trovato un amico disponibile, se lo chiami risponde" 

    A Cagliari arriva anche la Nazionale. Che giorno è stato quello della prima convocazione? 
    "Ti svelo un aneddoto. Dopo la quarta giornata di A, Cagliari-Brescia (stagione 2004/05), stavo tornando a casa, mi squillò il telefono, numero sconosciuto. Io solitamente non rispondevo, però quella volta... Dall'altra parte del telefono c'era Gigi Riva che mi disse: "Guarda Mauro, domani ci vediamo all'aeroporto che partiamo per Coverciano. Ti hanno convocato in Nazionale". Io, come mi ha detto così, riattaccai il telefono, perché non ci volevo credere, e lo passai a mia moglie. Non ci credevo, nonostante avessi iniziato alla grande, quella era una Nazionale fortissima. Dopo 30 secondi, risquillò il telefono, rispose mia moglie, era ancora Gigi Riva. A quel punto ci parlai, capii che non si trattava di uno scherzo. Puoi immaginare la mia emozione, sia per la convocazione sia per il fatto che arrivò da un mostro come Gigi Riva. Mi fa piacere raccontarlo perché mi emoziono ancora. Gigi Riva oltre al grande campione che è stato, è una persona eccezionale. Ho viaggiato per due anni di fila con lui e la mia emozione non arrivava nell'entrare a Coverciano, ma partiva dal viaggio con Riva"

    Nesta l'altro giorno ha detto che per lui sono campioni del mondo anche i giocatori che hanno partecipato alle qualificazioni Mondiali. E lei c'era. Si respirava, in quel percorso, un'aria magica?
    "Sì, sì. Si percepiva il grande gruppo che poi ha vinto il Mondiale. E per vincere deve esserci per forza il gruppo. In quella Nazionale, nonostante ci si vedesse poco, si vedeva che si stava creando qualcosa di importante. Questo si verifica quando incontri grandi persone prima che grandi campioni. E con Lippi, il primo a essere un grande uomo, è stato tutto più facile"

    Dopo Cagliari, la Roma. Con debutto in Champions League. A Old Trafford contro lo United. Le sensazioni erano le stesse del ragazzino che stava per entrare al posto di Allegri contro la Reggiana?
    "Sì, anche di più. Per me, che avevo 27 anni, debuttare in Champions era qualcosa di speciale. Prima la vedevo dal divano, poi stavo per entrare in uno degli stadi più belli al mondo, come fai a non emozionarti? Quando Spalletti mi disse di scaldarmi, le gambe iniziarono a tremare. Poi dopo passò tutto, ma l'impatto fu forte"

    Come è nata la trattativa con la Roma? C'erano altre big su di lei?
    "Io la stagione precedente dovevo andare all'Inter, che mi voleva Mancini a tutti i costi, ma in prestito. E Cellino quando sentì la parola prestito non volle fare più niente. Poi un giorno mi chiamò, avevo un grande rapporto col presidente, per dirmi che non mi dava all'Inter ma che l'anno dopo mi avrebbe ceduto a qualsiasi big. Rimasi, anche perché a Cagliari stavo bene, e accettai il suo consiglio. L'anno dopo si fece avanti la Roma. Io venivo da un infortunio al ginocchio, ed ero io che ero tentato di non andarci questa volta, perché non ero al 100%. Però per il patto con Cellino andai. Apprezzai il gesto di Cellino e anche quello della Roma, che mi prese infortunato, avevo rotto il crociato a gennaio e a giugno avevo recuperato ma non stavo ancora benissimo. E a Roma non è che ti aspettano, devi sfruttare subito l'opportunità. Ed è quello che successo, un po' mi dispiace per come è andata poi la mia stagione. Per un punto non vincemmo lo scudetto, davanti avevo Totti, Vucinic, Mancini, Taddei, Giuly, era difficile trovare spazio. Giocai poco, anche se all'inizio feci più partite in Champions che in campionato. Comunque resta una grande soddisfazione aver condiviso un'esperienza con grandi giocatori"

    Ha giocato con Zola, poi con Totti. Che capitano era?
    "Silenzioso, ma bastava guardarlo che ti caricavi. Quando hai a che fare con questi grandi campioni che si mettono a disposizione, che si impegnano al 100%, ti spronano. Se lo fa lui, perché non devo farlo io? E grazie a loro provi a superare i tuoi limiti"

    Ha finito la carriera tra i dilettanti, nella Uisp. Come è nata la possibilità?
    "L'allenatore era un mio grandissimo amico, all'inizio non volevo perché da ex professionista non sai mai cosa ti aspetta tra i dilettanti. Mi ha corteggiato a lungo, mi è venuto a prendere a casa e mi ha portato a giocare. Accettai per lui ma anche perché eravamo tutti ex giocatori, grandi amici: Camplone, Epifani, Cammarata. Si stava in compagnia"

    E ora, mister dei ragazzi del Pescara. Com'è lavorare coi giovani?
    "Da 4 anni nel settore giovanile del Pescara, 3 anni da vice in Primavera. Da quest'anno ho un gruppo tutto mio, l'Under 13. E' bello stare a contatto con loro, mi stimola tanto. Piuttosto che stare coi grandi oggi preferisco stare coi ragazzi o coi bambini, mi viene più voglia. So che mi ascoltano, il fatto che hai giocato a calcio, metti loro a disposizione quello che hai imparato. E mi stimola molto. E i ragazzi mi seguono".

    Gli stessi ragazzi che inseguono il sogno che ha portato Mauro Esposito lontano da casa per prendersi la Nazionale. 

    @AngeTaglieri88
     


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