Calciomercato.com

  • Europei: stadi sicuri, ma il resto?

    Europei: stadi sicuri, ma il resto?

    • Fernando Pernambuco
    E’ molto bello il paragone che Marco Bernardini ha fatto col passato, parlando di questa tragedia del presente, che è “Bruxelles”: gli antichi fermavano le guerre per permettere lo svolgimento dei Giochi. Oggi sembra l’opposto anche se ormai è deciso: gli Europei si faranno. Ma è certa questa decisione? O piuttosto non è l’effetto a caldo di chi giustamente non vuole piegarsi, non vuole cedere alla violenza, non vuole cambiare la propria vita perché pensa che “altrimenti avrebbero vinto loro: terroristi”.

    Diciamo che questa decisione e questa giustificazione sono giuste, anche se parzialmente dubbie e contraddittorie. Intanto perché bisogna vedere cosa accadrà in questi tre mesi che ci separano dalla manifestazione. Poi perché è abbastanza facile annunciare decisioni sul piano simbolico. Infine perché i terroristi hanno, in parte, ottenuto il loro scopo: ci hanno destabilizzato e resi più incerti. Nella nostra quotidianità e nelle decisioni collettive. Non assistiamo, forse, ad un’alternanza disorientante? Da un lato si vuol far credere che tutto sia sotto controllo: “Il Belgio reagisce con grande dignità”, “Le scuole sono riaperte”, “Partirà il coordinamento dei servizi segreti europei” ecc. Ma dall’altro gli Americani invitano i loro concittadini a non venire in Europa e l’Europa si mostra ancora una volta troppo frammentata e troppo lenta ad assumere decisioni. Da quanto tempo si parla di un “coordinamento dell’ Intelligence?” per poi scoprire che ognuno va per conto suo. E che dire dei mancati rapporti con i Servizi di quei Paesi, come ad esempio il Marocco, che conoscono molto meglio di noi il brodo di coltura del terrorismo medio-orientale?

    Venendo al calcio, si può essere sicuri che nei 10 stadi francesi le misure di sorveglianza saranno imponenti, ma così facendo si sguarniranno altri obiettivi più o meno sensibili. E quanti saranno gli spettatori che vorranno assistere, in serenità, alle partite? Se, in questi giorni lo chiedessimo, avremmo una sconfortante quanto comprensibile risposta. Sappiamo che molto probabilmente non vi saranno i megaschermi per assistere collettivamente agli incontri di calcio. Sappiamo che verranno raddoppiati o triplicati gli agenti nelle stazioni e negli aeroporti, ma quanti ce ne vorranno?

    E’ difficile, costa fatica ammettere che le nubi addensate all’ orizzonte, non possono non gettare la loro oscurità anche sui campi di calcio. E, d’altra parte, vale poco la considerazione che lo sport, e il calcio in particolare, rappresentano uno dei fulcri della nostra società e sono quindi un bersaglio privilegiato del terrorismo. Chi non ricorda il sangue innocente che macchiò in modo indelebile le Olimpiadi di Monaco, volgendo quella festa in tragedia?

    Già: giocare o non giocare? Questo il dilemma. Di certo c’è solo la nostra incertezza.

    Altre Notizie