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  • Ex Samp, Cerezo: 'Boskov diceva che Mancini pensava di comandare, ma comandava lui...' "

    Ex Samp, Cerezo: 'Boskov diceva che Mancini pensava di comandare, ma comandava lui...' "

    • Lorenzo Montaldo
    Vi ricordate Toninho Cerezo? A Genova, sponda Sampdoria, tutti ce l'hanno ben presente. Nessuno si è scordato quel fuoriclasse brasiliano che dettava i tempi alla formazione dello scudetto, quello che trainava la squadra allenata da Vujadin Boskov e composta da un gruppo di calciatori storici come Mancini, Lombardo, Pagliuca e Vierchowod.

    Neppure Cerezo ovviamente ha scordato Genova e il Doria: "Alla Samp giocavamo un calcio facile: si perdeva palla e ognuno aveva il proprio uomo da marcare. Tutti noi eravamo responsabili di un avversario da controllare" ha raccontato a Ilromanista.eu. "Quella era una squadra forte caratterialmente. Vialli, Mancini, Pari, Vierchowod, Mannini erano tutti uomini di spessore, riuscivano a tenere il gruppo unito e compatto, dentro e fuori dal campo. Questo era il nostro segreto. Così Boskov aveva pochi problemi da risolvere".

    Nonostante ciò, c'era qualcosa che faceva imbestialire Zio Vuja: "Non tollerava che si dicesse qualcosa sul suo poco potere, non sopportava questa storia. ‘Cerezo... Mancini pensa di comandare, ma non comanda nulla perché qui comando io’. Lo diceva quando litigavano". Cerezo ha ripercorso anche il suo trasferimento a Genova: "Perché la Samp? In un primo momento dovevo andare al Milan, poi ci furono dei problemi. A quel punto pensavo di restare a Roma. Quando capii che non era possibile, il mio procuratore, che a quei tempi era Canovi, mi propose la Sampdoria: mi parlava bene della società e della città. Così ho deciso di far fare il suo corso alla vita. Canovi aveva ragione. A Genova sono stato bene”.

    L'ex  blucerchiato ha vissuto un' importante esperienza anche nella Roma giallorossa. Le differenze tra i tifosi della Samp e quelli della squadra capitolina però sono molto evidenti: “Il tifoso romanista è un po' sudamericano, è fantasioso. Il tifoso giallorosso vive per la squadra la mattina, il pomeriggio, la sera e penso anche quando dorme" ha raccontato ancora. "Un calciatore a Roma può anche giocare male una partita, ma per il tifoso cambia poco. Il romanista anche se hai fatto qualche cazzata ti viene a salutare, se ti incontra ti offre un caffè. Ha l'allegria tipica dei brasiliani. Il genovese ti vuole bene in un altro modo. Ti guarda. Ti ammira. Ma resta distante. Non si avvicina. Non c'è il contatto che si crea a Roma. Mi considero fortunato per aver giocato a Roma e Genova, inoltre in due grandissime squadre” ha concluso Cerezo.

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