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  • Falcao, Totti e il 'Fratellone' De Rossi... il terzo addio di una vita giallorossa

    Falcao, Totti e il 'Fratellone' De Rossi... il terzo addio di una vita giallorossa

    • Mino Fuccillo
      Mino Fuccillo
    Falcao, Totti, De Rossi...il terzo addio.

    Falcao, Paulo Roberto...Tempo fa, tanto tempo fa, in un quotidiano di una certa rilevanza al mattino ogni mattina c'era una riunione di redazione come mai altrove. Una mattina quella riunione si trovò sul tavolo, tra l'altro, la notizia che un giocatore di calcio, un giocatore della Roma, lasciava, con la Roma non avrebbe giocato più.

    Quel quotidiano era tutt'altro che un quotidiano sportivo ma Falcao non era solo un giocatore di calcio. Falcao era un'idea, un'idea perfino mitizzata. Quella della ragione elegante, dell'eleganza ragionevole e perciò vincente. L'idea, niente meno, della ragione che diventa potere.

    In quel quotidiano mi occupavo di politica ma quel giorno in quella riunione andai fuori regola e competenza e dissi: Falcao oggi lo faccio io. Mi era stata assegnata intervista ad uno di una certa rilevanza del governo e della politica di allora. Dissi, in maniera di fatto blasfema, arrogante e insieme pietosa: l'intervista al politico la faccia lui. Lui era, rispondeva al nome, di una certa rilevanza e notissimo, dell'amico che si occupava di calcio.

    Non ricordo cosa scrissi salutando Falcao, scrivendo del suo addio. Ricordo il sentimento con cui scrivevo, era un addio alla gioia della ragione trionfante. Eravamo giovani e presuntuosamente intellettuali: giocavamo con Falcao incarnazione sui campi di calcio dell'hegeliano spirito del mondo a cavallo e Liedholm cavaliere della socialdemocrazia trionfante. Intelligenti astrusità. Ma una cosa era chiara: l'addio a Falcao era l'addio alla gioia della egemonia. Già, perché quella Roma era egemonia, mica solo scudetto.

    Decenni dopo, insieme a centinaia di migliaia di altri, ho condiviso il groppo alla gola dell'addio a Totti. Totti dava l'addio alla sua vita come era stata fino ad allora e così il calciatore Totti incarnava e condivideva una emozione che è di ogni umano: l'addio ad una casa, ad una donna, ad uomo, un lavoro, una città... Quando smettiamo ciò che ci è stato caro. L'addio di Totti era quella sera all'Olimpico l'addio alla gioventù, la melanconia della vita che scorre e muta e ci lascia commossi di noi stessi.

    Ed ora il terzo addio, quello a De Rossi. L'addio a un Fratellone. Non divino come Falcao, né figlio-pupone di Roma come Totti, ma Fratellone. Fratellone che ha imparato a farsi adulto, adulto e serio. Un Fratellone che migliorava crescendo. Un Fratellone diventato una persona seria.
    Dopo Falcao, Totti, De Rossi il terzo addio in uno di quei giorni che ti concedi di pensare: che palle questo nuovo che avanza.

    A proposito di Roma, Roma squadra, altro ricordo: sono a Milano, ci lavoro per qualche anno. Colica renale, ricovero all'ospedale milanese, dolore lancinante, chi l'ha provato lo sa. Infermiere all'accettazione: "Lei è laziale?". Intendeva: residente nel Lazio? Gli risposi tra i dolori: "Sto morendo, perché infierisci chiamandomi laziale?". Aneddoto minimo personale perché chi voglia possa misurare quanta anima si è consumata e si consuma da queste parti fra primo, secondo e terzo addio. Falcao, Totti, De Rossi...

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