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  • Pernambuco: Santon e Giovinco, alla base c'è un dramma

    Pernambuco: Santon e Giovinco, alla base c'è un dramma

    Santon e Giovinco, vicende parallele con esiti diversi, ma con un punto in comune. Entrambi sono stati calciatori prodigio, promesse esaltanti cresciute nei rispettivi club e assai benvoluti.  Banale: il campione che cresce in casa è sempre il più amato. Giovinco affiancava l’ormai assolutamente imprescindibile Marchisio, l’unico che canta e porta la croce (così Pogba può danzare e sfarfalleggiare); Santon non affiancherà più nessuno nell’attuale caravanserraglio da psicodramma che è l’Inter attuale.

    CHI VA, CHI TORNA - Uno va, l’altro torna. Tutti e due dovevano spaccare il mondo. Il mondo ha rischiato di spaccarli. Bravi ragazzi con la testa a posto, lavoratori indefessi, poco inclini alle isterie e ai tweet (oggi tanto di moda) sono stati soggiogati da un brutta quanto silente bestia: l’ aspettativa. Definiti grandi promesse, erano attesi come campioni. Santon quale erede di Facchetti, l’altro di Sivori o di Del Piero. Così, dopo stagioni giovanili esaltanti e buoni esordi, ai primi, difficili esami di maturità, ecco il blocco. Come il maturando che si presenti alla commissione esaminatrice con la media del 10, un pacco di crediti e si salvi dalla scena muta con qualche balbettio. Promosso sì, ma con un misero 60.


    SEBASTIAN COME FANTOZZI - Qualche facile goal grossolanamente sbagliato, qualche imbambolamento sulla diagonale e arrivano i primi mugugni. Sono i tifosi di casa, quelli più vicini, così come i genitori con i figli, a fare i guai maggiori. A Torino e Milano partono i primi, impietosi fischi. Quei bravi ragazzi, che non sono Osvaldo o Icardi, fanno buon viso a cattivo gioco. Si tengono tutto dentro, continuano ad allenarsi, ad amare i propri colori, ma il timore di sbagliare cresce e chi va in campo con la paura è destinato a sbagliare. Cambiano squadra e aria. Lontani dai tifosi “amici” ricominciano a respirare, perché ogni partita non è più un esame, non è più una condanna o un’assoluzione. Giovinco a Parma incanta, ma al ritorno nella Juve balbetta. A mente libera e in partita da Coppa Italia o come carta disperata in Europa League, può fare di tutto, ma purtroppo esistono anche Champions e Campionato ed esiste anche lo Juventus Stadium. Fischi e perplessità lo circondano, come la nuvola di Fantozzi, ogni volta che fa il suo ingresso fra le gradinate amiche; l’arrivo di Coman fa il resto. E allora, per non sfiorire del tutto, Giovinco e procuratore scelgono il gelido Canadà. Santon invece deve proprio dimenticare l’Italia e approda a Newcastle, da cui, per altro lo rimandano volentieri alla sua squadra d’elezione. Uno sceglie l’esilio, l’altro torna in patria. Riusciranno a dimenticare Torino e ritrovare Milano? Chi lo sa? Diciamo che per Santon non dovrebbe essere così difficile: le aspettative ora non sono proibitive, anche perché quest’Inter non può permettersi di creare ansie da prestazione. Lo stesso dicasi per il Toronto Football Club. 


    W LA SINCERITA'! - In quest’incrocio di andate e ritorni, una cosa però potevano risparmiarcela: il comunicato di addio a Giovinco della Juventus. L’avete letto? Comincia così: “Dai campi delle giovanili bianconere fino al palco dello Juventus Stadium dove ha sollevato due volte il titolo di Campione d’Italia: la storia di Sebastian Giovinco in bianconero ha il sapore di una favola”. E poi è tutto un tripudio di affetti, di “ sacrifici vissuti in tenera età”, di “pezzi forti” a ripetizione ( le punizioni) di “migliore in campo” e addirittura di ondate “di affetto che lo sommergono allo Juventus Stadium, in occasione del suo compleanno.” Forse parlano di un altro giocatore, forse la retorica fa brutti scherzi. Ma c’era proprio bisogno di questo benservito così fiorito? Intanto sembra che a Milano per Santon abbiano approntato una fanfara, con 6 tamburi,  40 pifferi e tanto di maxi striscione: “Sei sempre stato nei nostri cuori!” Evviva la sincerità!

    Fernando Pernambuco

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