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  • Fassone: 'Già 5 mila tessere in 4 giorni, non mi preoccupa il debito con Elliott'

    Fassone: 'Già 5 mila tessere in 4 giorni, non mi preoccupa il debito con Elliott'

    Marco Fassone si gode il nuovo Milan. L'amministratore delegato rossonero ha dichiarato in un'intervista alla Gazzetta dello Sport

    Marco Fassone, possiamo considerare superata la prova dei cento giorni? 
    "Direi proprio di sì, il nuovo corso è partito, la percezione è quella di un cambiamento importante, su tutti i fronti. Faccio un esempio più manageriale che sportivo: la settimana prossima si insedierà il direttore finanziario, e con lui il primo livello di management sarà completo. Non è facile farlo in cento giorni. In realtà mi sento un po’ stanco, lavoro tutti i giorni venti ore, ma devo dire che sono volati e mi ritengo molto soddisfatto: abbiamo fatto ciò che avevamo in mente e anche qualcosa in più". 

    Prima del closing c’è stato un momento in cui ha temuto di non farcela? 
    "Sì, i primi due giorni dopo il mancato closing di marzo. Poi ho provato a dare una mano in prima persona e ce l’abbiamo fatta". 

    Rivolgendovi al fondo Elliott. Che cosa risponde a chi sostiene che il Milan è destinato a finire nelle loro mani? 
    "Semplice: da parte loro sono previsti controlli periodici sui conti del club, che inizieranno a novembre con cadenza bimestrale. Certo, il rischio default esiste come sempre in questi casi, ma lo considero un evento molto ipotetico, anche perché è un debito che ritengo rifinanziabile abbastanza facilmente". 

    Da questo punto di vista è tranquillo anche il presidente Li? 
    "Ma certo. In quasi nessun club da cui sono passato ho visto una tale sequenza di aumenti di capitale. Significa che il proprietario crede così tanto nella sua creatura da volerla ricapitalizzare. Sono iniezioni che danno ossigeno alla cassa e aumentano il patrimonio. L’assemblea dei soci inoltre ha deliberato un aumento di capitale di lungo periodo e questo tranquillizza manager e tifosi". 

    Che presidente è Mister Li? 
    "Lui e il direttore esecutivo Han Li intendono la gestione di un club come una famiglia manageriale. Non vedono dipendenti, ma un gruppo di persone che sposa un progetto fiduciario di lungo periodo. Ti fanno sentire uno di loro". 

    Ci dica la verità: quale budget vi resta per il mercato? 
    "Diciamo che qualcosina o qualcosona la faremo ancora. Dipende anche dalle uscite e comunque non abbiamo fretta. Questa è una squadra già ottima, manca solo la ciliegina. Che, in ogni caso, sarà un arrivo eccellente, di livello. Comunque tutti gli acquisti sono stati fatti ai prezzi corretti". 

    State facendo impazzire i tifosi. 
    "Intanto vorrei sottolineare la nuova strategia di comunicazione, abbiamo scelto la strada di parlare dritti alla gente, via social, in tempo reale. Prima per strada avvertivo scetticismo, ora sento euforia e passione. Volete un dato? In questi primi quattro giorni di campagna sono stati venduti cinquemila abbonamenti". 

    Il botteghino però è solo una parte dei ricavi. Che cosa vi aspettate dalla parte commerciale in Cina? 
    "Intanto nel partecipare a tournée come queste si crea un’onda lunga con la gente che dura tutto l’anno. Occorre pianificare in paesi lontani, dove ci sono tanti potenziali tifosi. Milan China, la nostra controllata, partirà a brevissimo". 

    Però non ci ha detto le cifre. 
    "Nel nostro piano quinquennale contiamo di passare dagli attuali 200 milioni di fatturato in una forbice fra i 400 e i 500. Stadio escluso, ovviamente lì c’è dentro tutto: Champions, diritti tv, ricavi commerciali in Cina. Diciamo che nel 2022, se vogliamo parlare di obiettivi, sarebbe bello avere il Milan fra i primi 5 top club mondiali. Tra l’altro sta ripartendo anche la macchina delle sponsorizzazioni: la settimana prossima ne annunceremo uno di primo livello. Ora le imprese hanno più attenzione nei nostri confronti. E poi nel 2018-19 l’ingresso in una Borsa orientale è uno degli scenari più probabili". 

    Intanto il voluntary agreement è slittato all’autunno. 
    "Siamo grati alla Uefa. Abbiamo inoltrato altri piani, garantendo che in autunno ci presenteremo con cose concrete e non solo progetti. Il voluntary ci darà un anno di ossigeno". 

    Ha nominato lo stadio: qual è lo stato dell’arte? 
    "Occorre accordarsi in tre: noi, Inter e Comune. A inizio agosto ci rivedremo, ma noi non sappiamo ancora se prenderemo la strada di San Siro o quella di un impianto di proprietà. Al momento le reputiamo percorribili entrambe. Di certo vogliamo arrivare a fine stagione con un progetto approvato e capire chi farà cosa". 

    Intanto diteci che cosa volete ottenere sul campo: ad esempio lo scudetto? 
    "Da uomo Milan devo pensare a quello, da manager non devo illudere con le promesse. Al primo anno, razionalmente, è quasi impossibile. Ma nel calcio l’irrazionalità è una componente sempre presente, quindi lascio le porte aperte a tutto". 

    Montella per voi è sempre stato l’uomo giusto al posto giusto? 
    "Non è mai uscito dal nostro radar, lui ha la grande qualità di trasferire sempre a tutti grande serenità. Abbiamo scelto insieme una strategia di mercato rivoluzionaria: avremmo anche potuto andarci più cauti con il numero di acquisti". 

    Lei e il d.s. Mirabelli di chilometri ne avete macinati parecchi. Ci dica il viaggio che ricorda con più piacere. 
    "Per André Silva è stato un blitz: arrivati a Oporto nel pomeriggio e prima di cena avevamo già chiuso. Abbiamo incassato anche dei no, per motivi di prezzo e prima del closing". 

    Già, perché in quel periodo eravate una sorta di Milan ombra. 
    "Un paio di giocatori non sono arrivati perché è slittato il closing. Uno era Kolasinac. A volte è stato frustrante, ma io e Mirabelli non ci siamo mai fermati. Lui si è visto milioni di partite". 

    E’ stato attaccato da Raiola. 
    "Se abbiamo rinnovato con Donnarumma è grazie alle sue intuizioni. Ha toccato le leve giuste, ha saputo convincere Gigio a sposare il progetto. E quando parliamo di schiena dritta intendiamo dire che per gli agenti occorre la giusta remunerazione". 

    Ma è vero che la Juve ce l’ha con voi per Bonucci? 
    "Non l’ho percepito. I rapporti sono buoni, quando si chiude un affare si è in due. Con Marotta ci siamo avvicinati subito al primo incontro. Il merito è di Montella: io ero scettico, Mirabelli il più perplesso, il mister ha insistito e ci ha spronato". 

    Pare che anche il Torino e il Dortmund siano risentiti. 
    "Se è così, mi scuso se le mie azioni sono state interpretate come un’uscita dal mio campo. Io comunque ho parlato più volte coi club". 

    Belotti, Kalinic, magari ancora Aubameyang: ci siamo persi qualcosa? 
    "Potrebbe esserci anche un’altra figura, un Mister X". 

    Sia sincero, quanto si sta divertendo? 
    "Credo sia la mia stagione più divertente e stimolante di sempre. E’ un Diavolo che mi ha preso l’anima, mi sento rossonero dappertutto". 

    Aggiunga uno zero ai cento giorni: mille significa due anni e mezzo circa. Come si vede? 
    "Mi vedo con la musichetta della Champions, con una fase di rodaggio finita e quindi mi vedo alzare trofei e parlare di scudetto. E, allo stesso tempo, con la crescita e la salute economica. La stagione 2019-20 è quella del break even, quella successiva contiamo di iniziare a distribuire qualche piccolo dividendo". 
     

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