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  • Fazio, il letargo di Dzeko e il caro, vecchio: 'Primo non prenderle'
Fazio, il letargo di Dzeko e il caro, vecchio: 'Primo non prenderle'

Fazio, il letargo di Dzeko e il caro, vecchio: 'Primo non prenderle'

  • Paolo Franci
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La regola non scritta del pallone dice che se prendi i tre punti hai fatto il tuo. Sono, i tre punti, come un piatto di pasta quando hai una fame boia: chi se ne frega se è mal condita o addirittura scotta, l'importante è riempirsi la pancia. E la Roma, con il do di petto - e braccio, ma congruo, hanno sentenziato Var, Damato e un nugolo di espertoni _ di Fazio, da questo punto di vista ha messo le cose a posto. Gli Incontentabili (con la maiuscola) adesso romperanno le scatole sulla qualità delle azioni offensive, sullo scarso feeling tra Dzeko e Schick, sul letargo del bosniaco e la difficoltà di inventare uno straccio di azione da gol. In effetti, ieri, è arrivata giusto l'occasione di Fazio, oltre al rigore di Perotti e un colpo d'ascia di Nainggolan dalla distanza. Qui però, bisogna mettersi d'accordo su quale sia la deriva: vale la regola secondo la quale la Roma si getta via fallendo le occasioni con le piccole? E cioè il vecchio refrain da bar: «Lo sai quanti scudetti ha buttato la Roma contro Lecce, Livorno, Ancona, Venezia...?».


Oppure vale quella molto capelliana sulla difesa d'acciaio e cioè che se hai la difesa forte porti a casa? Quindi, in un ipotetico gioco tra accusa e difesa, la prima troverebbe appoggio sul sesto attacco del campionato, dietro a Lazio e Samp, pur avendo in batteria il capocannoniere della scorsa stagione, e i dieci gol in meno rispetto alla capolista. La seconda, invece, sulla difesa d'acciaio, la migliore, con 10 reti subite in 16 gare. Da che parto sto io? Me lo sono chiesto parecchie volte dopo le ultime tre partite, Genoa, Chievo e Cagliari, caratterizzate dalla miseria di 2 gol e 5 punti appena. In effetti, sto dalla parte della difesa, che è sempre il riflesso di un'organizzazione di squadra eccellente. Mi spiego: in attacco puoi sempre risolverla con una giocata di un singolo, là dietro invece, o le cose funzionano, sono organizzate, c'è alchimia tattica perfetta, oppure sono dolori. Sennò, ad esempio, al Milan sarebbe bastato avere Bonucci per chiudere a doppia mandata la porta di Donnarumma. Tra l'altro, all'alba della sfida più sentita, con la Juve sabato prossimo, immagino che saranno gli stimoli a consegnare al campo uno Dzeko che non sia quello visto contro il Cagliari _ non è al top della forma, ma certe partite ti fanno cambiar pelle _ e uno Schick con una settimana di lavoro in più nelle gambe, ammesso che parta titolare.

Il finalino è sulla classifica. Lo scorso anno, di questi tempi, la Roma diceva praticamente addio alla corsa scudetto con Spalletti sulla panchina _ che poi getterà tutto alle ortiche contro il temibile Lione in Europa League e nella doppia, mortificante lezione di calcio subita contro Simone Inzaghi nei derby di Coppa Italia _ perdendo a Torino e, con 35 punti in classifica, scivolando a -7 dalla Juve. Quest'anno, i punti sono tre in più, la capolista è a quattro punti ma, lo sapete, c'è una gara da recuperare. Non male, per un tecnico, Di Francesco, dai più ritenuto non all'altezza.
 


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