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  • Festival ed Europei al tempo del Covid: la polemica di Amadeus, i dubbi di Rummenigge, in Inghilterra...

    Festival ed Europei al tempo del Covid: la polemica di Amadeus, i dubbi di Rummenigge, in Inghilterra...

    • Vanni Paleari
    Sanremo, Glastonbury, Olimpiade, Europei. Tra certezze (poche), dubbi (tanti) e polemiche (immancabili) quella appena conclusa è stata una settimana che ha minato le speranze di chi vorrebbe tornare a trovare un pizzico di normalità tra sport e spettacolo in questo 2021. 

    Partiamo dall’evento più imminente: il Festival sanremese. “La Rai sia compatta o ci rivediamo nel 2022”, ha dichiarato il conduttore e direttore artistico Amadeus. Qui, più che altrove, la polemica appare solo come uno dei tanti modi per creare hype intorno alla manifestazione. L’impressione è che il Festival si farà e che la modalità di gestione del pubblico sarà simile a quella già vista con i live di X Factor 2020: figure contrattualizzate che saranno parte integrante nel rispetto delle norme anti-Covid19. Più che sulla fattibilità, ci sarebbe da discutere sull’etica della scelta di organizzare uno spettacolo teatrale, sia pur in ambito televisivo, in un momento in cui le misure per riaprire teatri, cinema e sale da concerto sembrano non solo lontane ma anche prese in scarsa considerazione. 

    La seconda notizia arriva da oltremanica ma, purtroppo, sembra un preludio a quanto potrebbe accadere anche da noi. Il principale festival rock-pop britannico, la Woodstock con la Union Jack, Glastonbury, non si farà neanche per l’edizione 2021, prevista in agosto con i soliti 150-200 mila spettatori e Paul McCartney, Kendrick Lamar e Taylor Swift, tra gli altri, sul palco principale. “Nonostante i nostri sforzi, è chiaro che non saremo in grado quest’anno di organizzare il festival. Siamo molto dispiaciuti e aspettiamo tempi migliori in futuro”, hanno scritto Emily e Michael Eavis, organizzatori di “Glasto". 

    Il problema è che i tempi migliori sembrano lontani e la paura è che le incertezze britanniche possano presto trasferirsi anche nel resto d’Europa e del mondo. Non si tratta solo di problemi legati alla pandemia, che in Gran Bretagna sta vivendo un’ondata terribile, ma anche la possibilità di ottenere rimborsi da parte delle assicurazioni in caso di cancellazione. Vale a dire che, anche in caso di auspicabile miglioramento della situazione sanitaria in estate, non ci sarebbe il tempo necessario per organizzare eventi di una certa portata senza accollarsi rischi monetari, poco compensati dagli aiuti governativi stanziati finora. 

    Diverso il discorso per quanto riguarda lo sport, dove (almeno sul piano economico) può avere senso organizzare eventi a porte chiuse. Per questo l’impressione è che, come annunciato dal Cio in una recente nota ufficiale, i Giochi Olimpici si svolgeranno regolarmente e la cerimonia di apertura sarà il 23 luglio. Il tutto in risposta a un articolo del Times che annunciava la cancellazione di Tokyo 2021, basandosi su fonti governative giapponesi. 

    Lo stesso vale per gli Europei, che rimarranno Euro 2020 nel nome, per i quali è in dubbio solo la sede. Il dirigente del Bayern Monaco, Rumenigge avrebbe infatti rivelato che la Uefa sta valutando l’ipotesi di farli disputare in unico Paese, anziché in 12 nazioni, con un protocollo sanitario molto rigido. Una decisione in merito dovrebbe essere presa entro il 5 marzo.  Musica e sport sono spesso sinonimo di libertà e certi eventi riescono spesso, almeno sul piano psicologico, a compensare in parte le difficoltà che stiamo vivendo: in attesa di certezze, rimanere aggrappati alla speranza di un pizzico di normalità non costa nulla. 

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