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  • Filippini a CM: 'Quei fischietti e il sogno allenatore, vi racconto Baggio'

    Filippini a CM: 'Quei fischietti e il sogno allenatore, vi racconto Baggio'

    • Daniele Longo
    Il numero dieci sulle spalle, un codino che ha fatto sognare tantissimi tifosi. Roberto Baggio è stato un patrimonio del calcio italiano, uno dei giocatori con più talento. Sabato prossimo festeggerà 50 anni e calciomercato.com vi porta a conoscere qualche curiosità  in più attraverso le parole di Antonio Filippini, compagno per quattro stagioni ai tempi del Brescia. 

    Filippini, lei ha condiviso quattro stagioni al Brescia con Roberto Baggio.  E ha instaurato un profondo rapporto di amicizia.

    "E' vero, pensi che l'ultima volta che l'ho sentito risale ad una ventina di giorni fa. Parlavamo di calcio, come spesso succede. Roberto guarda molte partite, si aggiorna. Vuole l'occasione giusta per allenare".

    Quindi è motivato verso questa scelta professionale?
    "Molto motivato, ma non ne fa un cruccio. Vuole una situazione giusta per lui, essendo alla prima esperienza. Da persona estremamente intelligente vuole iniziare con il piede giusto".

    Da allenatore sarà ancora tutto da scoprire, da giocatore ha entusiasmato tutti gli sportivi italiani e non. E' stato veramente il giocatore italiano più forte di tutti i tempi?
    "Degli ultimi 30 anni, senza dubbio. Il più completo in assoluto. Faceva tanti gol e assist come Totti ma aveva dei colpi in più. Gli ho visto fare cose in campo incredibili. Saltava due, tre avversari come birilli, cosa che Francesco non ha nelle corde, essendo più bravo nel mandare in porta i compagni".

    Il personaggio Roberto Baggio ha sempre fatto discutere: il passaggio dalla Fiorentina alla Juve, un carattere forse schivo. Secondo lei perchè non ha mai gradito le interviste e non ha avuto un ruolo nel calcio continuativo una volta appese le scarpe al chiodo?
    "Lui ama il calcio, è un grande appassionato di questo sport nella sua accezione più romantica. Ama parlare di calcio, esclusivamente con i fatti. Attraverso una giocata, o magari adesso allenando. Delle interviste, di apparire su giornali e tv non gliene importava molto. Ma questo non vuol dire che è una persona schiva, anzi, il contrario. Ha sempre partecipato a tutte le cene, a tutti gli eventi con i suoi compagni di squadra. Era sempre pronto alla battuta, il calcio che gli interessava era solo quello del campo".

    C'è un ricordo simpatico che può raccontarci?
    "Ogni mercoledì facevamo il doppio allenamento e a pranzo si stava tutti insieme. Una volta si presentò con una serie di fischietti, una serie di 'richiamini' per andare a caccia. Voleva portare anche noi, quante risate. In quelle occasioni scherzava sempre, è molto simpatico".

    E in campo?
    "La stagione 2001/2002 fu molto particolare per lui: un inizio travolgente poi l'infortunio. Era l'anno dei Mondiali, ci teneva tantissimo. Si allenava tre volte al giorno, anche la sera. Trapattoni decise di non portarlo, ci rimase malissimo".

    In quel Brescia c'era un certo  Pep Guardiola. Andavano d'accordo due campioni così?
    "Per me e mio fratello Emanuele era come vivere un sogno. Vivere uno spogliatoio del genere, con Baggio e Guardiola era qualcosa di magico. Loro andavano molto d'accordo, spesso si fermavano a parlare a lungo. Grandi uomini prima di grandi giocatori".

    Quella e il rigore fallito a Pasadena nella finale dei Mondiali le delusioni più grandi.
    "Si, due delusioni che non meritava di vivere. Fece un Mondiale stupendo, quel rigore grida ancora vendetta. Io credo che il Trap doveva chiamarlo, sarebbe stato il quarto Mondiale, il giusto premio a una carriera fantastica".

    Sabato è il suo compleanno, è ancora presto per pensare agli auguri.
    "Glieli farò sicuramente, su questo pochi dubbi".

    Lei ha allenato il Lumezzane, società della provincia bresciana. Sogno di arrivare sulla panchina della squadra della sua città?
    "Si, ho il Brescia dentro e ho sempre sognato di allenarlo. Per il momento non ce l'ho ancora fatta, ma il mio sogno è quella di allenare il mio Brescia con alcuni giocatori bresciani".

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