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  • Fiorentina, i ragazzi del '69 e la crisi del '19: dallo scudetto alla rottura, ora è tutti contro tutti

    Fiorentina, i ragazzi del '69 e la crisi del '19: dallo scudetto alla rottura, ora è tutti contro tutti

    • Alberto Polverosi
      Alberto Polverosi
    Capelli canuti o caduti, un po’ di pancetta, una sciarpa viola al collo. Vecchi sì, ma giovani dentro. Erano sul campo dove mezzo secolo fa avevano conquistato l’ultimo scudetto della storia della Fiorentina. Sono usciti loro e sono entrati dei ragazzi muscolosi, con tatuaggi, sguardi fieri e una maglietta viola sulla pelle. Ma quando hanno cominciato a giocare, erano dei giovani sì, ma vecchi dentro. Appassiti, tramortiti, inermi. Il calcio sa essere impietoso e quando Edimilson Fernandes si è messo nella stessa posizione che mezzo secolo prima era occupata da Giancarlo De Sisti qualcuno si è sentito male. Quando al posto di Rogora c’era Laurini, al posto di Merlo giocava Dabo, al posto del cosentino Rizzo il belga Mirallas e in panchina al posto del Petisso sedeva Montella, allora la nostalgia è esplosa in ogni sua forma.

    Eppure non era solo qui la differenza. All’epoca c’era una proprietà che seguiva la squadra e c’era una tifoseria che la spingeva (a proposito, gli ultrà hanno sbagliato a non presentarsi in curva Fiesole prima della gara, dovevano entrare, applaudire i ragazzi del ‘69 e poi, se volevano contestare, uscivano di nuovo dallo stadio). Allora la Fiorentina era un blocco unico. Adesso è divisa in due blocchi che si fanno la guerra. Alla contestazione dei tifosi, ha risposto Diego Della Valle con una lettera consegnata al quotidiano fiorentino “La Nazione”. Il tempismo è stato perfetto: la lettera che segnava la rottura definitiva con la parte di Firenze che contesta è uscita nel giorno della sconfitta in casa col Milan, la quinta sconfitta nelle ultime 6 gare ufficiali dei viola, quelle con Montella alla guida.

    La replica di Della Valle ai contestatori è dura. Alle offese ha risposto con un  “usate il cervello, se possibile” che non è proprio una carezza. Non c’è traccia di autocritica, la colpa non è mai di chi comanda. Fino a sabato pomeriggio, leggendo la lettera di Della Valle I, pensavamo con una certa preoccupazione al futuro della Fiorentina; qualche ora dopo, davanti alla stessa lettera e a una nuova sconfitta dei viola, abbiamo iniziato a preoccuparci anche del presente della Fiorentina, a cui manca ancora un punto per la salvezza. I pareggi di Pioli si sono trasformati nelle sconfitte di Montella, in difficoltà come tutta la squadra.

    Ma è ancora più sintomatico della crisi viola quanto è accaduto nelle interviste di fine partita. Diego Della Valle aveva appena detto (scritto) che i contestatori sono il male della Fiorentina, Montella ha tentato un riavvicinamento dichiarando che “nel secondo tempo (quando i tifosi della Fiesole sono entrati nello stadio, ndr) la squadra ha giocato meglio con l’appoggio del pubblico: io l’ho sentito, i giocatori l’hanno sentito fino al 93′“. A intervalli quasi regolari, dalla Fiesole partivano cori a favore della squadra e di contestazione nei confronti dei Della Valle. Infine Chiesa, a cui hanno chiesto come si riesca a convivere con tutto quello che succede intorno alla Fiorentina, facendo riferimento alla lettera di Della Valle e alla contestazione, ha risposto: “A me tutto questo non interessa e non interessa nemmeno ai miei compagni. Parlo da capitano. E alla gente che dopo la sconfitta col Milan è tornata a casa incavolata posso dire solo che ha ragione”. Tre posizioni differenti. Questa è la Fiorentina di oggi.


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