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  • Fiorentina: Marchionni, quanto costa un favore mancato

    Fiorentina: Marchionni, quanto costa un favore mancato

    • Luca Cellini

    Nella società in cui se non stai (o meglio se non stavi) alle regole del direttore sportivo - responsabile del settore giovanile, ma anche ex addetto stampa, team manager, 'uomo immagine' e tuttofare - sei fuori, non vali niente, e sei anche esonerato (leggi Renato Buso, ex tecnico della Primavera), ci sono diverse storie che non troverete su quella stampa le cui quote sono detenute dai 'padroni' che elargiscono lo stipendio, da quasi sette anni, al personaggio di cui sopra. Una di queste è la storia di Marco Marchionni, arrivato nell'estate 2008 nell'operazione che è valsa il titolo (secondo alcuni 'ad honorem' e imperituro) di miglior uomo mercato della storia del calcio italiano a Pantaleo Corvino: quella che ha portato per 25 milioni di euro alla Juventus Felipe Melo. Premesso che una plusvalenza non fa classifica ma rende soltanto un po' più ricche le società, ma soprattutto più piene le tasche di chi ha allestito tale operazione, arrivarono a Firenze a parziale conguaglio Cristiano Zanetti e Marco Marchionni.

    Quest'ultimo (con un contratto che certamente non si è fatto da solo puntando una pistola alla tempia dei dirigenti gigliati) si inserisce subito benissimo e si rende protagonista sia nello spogliatoio che in campo di eccellenti prestazioni, trascinando la squadra fino agli ottavi di Champions League. Per capire la straordinaria importanza del ragazzo di Monterotondo basti pensare che quest'ultimo, in tempi come questi pieni di storie 'extra-campo' dei giocatori viola, mai è stato protagonista di simili situazioni, ma ha portato una mentalità vincente e una costanza di rendimento invidiabile. Basti semplicemente pensare all'apice toccato nella gara di Champions League contro il Bayern Monaco a Firenze, dove a scippargli il titolo di migliore in campo fu solo Robben, aiutato dal vento malandrino di quella sera. Un vento che ha spazzato via dal campo, da quel giorno in poi, lo stesso Marchionni, finito prima in panchina, nella lenta agonia di fine era prandelliana, e poi l'anno dopo, nelle straordinarie avventure del sergente di ferro Mihajlovic, in tribuna 'senza passare dal via', come in una penalità di Monopoli.

    Nel campionato scorso Marchionni si rese protagonista di una straordinaria prestazione contro il Genoa, che di fatto portò ad una sorta di svolta positiva, salvo poi pagare un 'vaffa' di troppo all'uomo di Vukovar, perché quella domenica pomeriggio, effettivamente, era assolutamente ingiustificata la sua sostituzione, mentre 'il ricciolo d'oro', che nei giorni liberi fa rogiti a Formentera, si mostrava nel suo consueto nulla sulla fascia. E così Marchionni passa dalle notti di Champions League alle tribune di mezza Italia, con conseguente penalità l'estate successiva. L'unica seria prospettiva che gli allestisce il d.s. viola è quella di andare a Cesena, in un'operazione che - tanto per cambiare - avrebbe portato a Firenze un giocatore del procuratore amico, chiedendo a Marchionni anche il favore di decurtarsi lo stipendio, senza se e senza ma. Ci ha pensato, il laterale laziale, ma ha rifiutato, perché ancora (giustamente) si sente un professionista pronto per alti livelli, e poi quello stipendio non lo ha mica voluto lui.

    E così ancora tribuna: allenamenti regolari, ma pochissime volte convocato. E chi pensa che per un giocatore sia soddisfacente anche solo ritirare lo stipendio senza giocare, evidentemente non conosce Marchionni. Uno talmente umile e abituato ai palcoscenici prestigiosi, che quella notte in cui Jovetic ipnotizzò il Liverpool era con la schiena appoggiata al muro della zona mista, stupito nel vedere così tanta gioia per una 'semplice' vittoria in Champions. E così, ora che è arrivato Delio Rossi e il potere coercitivo del d.s. viola si fa sempre meno potente - a proposito, il contratto di quest'ultimo è sempre in scadenza -, Marchionni prova quantomeno a far crescere la sua condizione fisica, e ad adattarsi in partitella anche al ruolo di 'trequartista moderno'. Sognando una chance insieme all'altro reietto Felipe, in attesa forse di gennaio, quando, senza fare favori a nessuno, cerca un ritorno in grande stile. Con la classe di sempre, quella che ha messo in mostra, quando ha potuto, in maglia viola. A testa alta.

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