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  • Fiorentina, Montella: 'Ecco le doti per fare bene l'allenatore'

    Fiorentina, Montella: 'Ecco le doti per fare bene l'allenatore'

    • Luca Cellini

    Serata particolare ieri sera presso l'hotel 'Garden' di Siena per il tecnico della Fiorentina Vincenzo Montella che ha ricevuto dall'associazione italiana allenatori, sezione senese, il premio 'Briglia d'oro', come miglior tecnico della stagione che si avvia alla sua conclusione. A consegnare il riconoscimento al mister gigliato, Cecilia Tarabochia, quest'ultima uno dei membri dell'ufficio stampa del Siena, club che se riuscisse a fermare domenica prossima il Milan, con una contemporanea vittoria dei viola a Pescara, permetterebbe alla Fiorentina di qualificarsi per la prossima Champions League. 'Non ho avuto un rapporto facile con nessuno dei miei allenatori quando ero calciatore, anche se di massimo rispetto - ha dichiarato lo stesso Vincenzo Montella nel corso della premiazione – Non andavo molto d'accordo con loro perchè guardavo le cose attraverso la prospettiva di calciatore, che è diverso da quello di allenatore, ed adesso lo posso dire maggiormente visto che svolgo quest'ultimo ruolo. Vivo adesso la stessa prospettiva diversa di allora, anche ora che sono tecnico, rispetto ai miei calciatori, ma non mi dispiace quando un giocatore mi fa palesare il suo disappunto piu' con i fatti che con il suo comportamento. Non mi piace chi si lamenta troppo ma fa qualcosa in piu' per far cambiare idea all'allenatore. Quest'ultimo deve pensare di non sapere di calcio, così può sbagliare meno. Ho avuto la fortuna di essere allenato da tanti bravi allenatori, a cominciare da Eriksson e pure da D'Arrigo, anche se mi faceva giocare poco, non quanto avrei voluto io. Ho avuto Spalletti, Mazzarri, Capello, da qualcuno riesci a prendere qualcosa, ma lo prendi perchè è già tuo. In questo mestiere non puoi pensare di essere qualcun altro, anche perchè saresti facilmente smascherabile e perderesti credibilità. Non saprei cosa ho portato dall'essere calciatore nell'essere tecnico. Forse il disincanto, la stessa gioia nel giocare come nel fare l'allenatore,la carica nell'attraversare il tunnel nell'entrare in campo. Un consiglio ai giovani allenatori? Di cercare di apprendere tutto, di guardare tutto, sapere che ogni dettaglio può essere importante, ma soprattutto cercare di essere sé stessi. Se fai qualcosa in cui credi veramente, otterrai quello che vuoi e farei bene. Un allenatore importante, quando ero tecnico dei ragazzini, mi ha detto una cosa che ricordo ancora e che conservo gelosamente: meglio avere un pensiero sbagliato tutti insieme, che uno giusto però come singolo'. 

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